Arresto Roselli: quella cabina di regia che al bar decideva le sorti di Spoltore

27 Luglio 2011   12:00  

''Una Cabina di regia che condizionava l'attività del consiglio comunale e della giunta piegando dietro l'apparente schermo del perseguimento di interessi pubblici mere istanze di natura privata''

Cabina di regia, questo il termine usato dal pm Gennaro Varone nell'ordinanza che a Spoltore ha portato a 13 avvisi di garanzia e agli arresti  del il segretario dell'Api Marino Roselli, ex presidente Pd del consiglio regionale dal 2005 al 2008 con Del Turco, il sindaco di Spoltore Franco Ranghelli, ex Pd, e Luciano Vernamonte dello Sdi, vicepresidente della società dei rifiuti Ecologica srl.

Tra gli inquisiti spiccano i nomi di Ernesto Partenza, 75 anni, consigliere di Sel ed ex assessore all'Urbanistica, Pino Luigioni, 49 anni, consigliere dell'Api, e sull'imprenditore Alessandro D'Onofrio, 34 anni.

Cabina di regia la chinavamo del resto gli stessi indagati. Dice infatti al telefono il sindaco Ranghelli:  ''L'ufficio del piano regolatore, vedo un attimo se domani riusciamo a fa' una cabina di regia''.

A Spoltore, a insaputa dei cittadini elettori, le decisioni in particolare quelle relative ala cementificazione che man mano ha devastato la loro terra e all'urbanistica, non venivano prese in consiglio comunale, o da chi di dovere, ma al bar da registi occulti.

Ma vediamo qual'era il film di cemento e presunte mazzette che stava girando questa cabina di regia.

Ci sarebbe prima di tutto il tentativo, secondo i magistrati, di revocare quattro tecnici vincitori dell'Ufficio di piano del Comune, vincitori di un regolare concorso, allettandoli con incarichi futuri.

Per la cabina di regia controllare l'ufficio di piano con uomini fidatissimi era indispensabile, per decidere il cambio della destinazione d'uso dei terreni. Per poter gestire le politiche urbanistiche, ''per modellare il Prg – scrive il gip -. sugli interessi personali di Roselli e Vernamonte, a loro volta esponenti di imprenditori locali interessati alle speculazioni edilizie''.

E in una intercettazione Roselli sollecita infatti il sindaco a mettere le cose a posto nell'Ufficio di Piano:

Roselli: «Noi sai che dobbiamo fare? Una riunione con la cosa dell'ufficio di Piano pronta la delibera».

Ranghelli: «Marino».

Roselli: «Che però anche se non va».

Ranghelli: «Marino, Marino, ascoltatemi, sennò, io dopo mi incazzo quando uno spara le mattita'. Io dopo le mattita' non le posso sentire perché siccome noi ci facciamo il mazzo tutti i giornmi, uno che sta seduto alla scrivania e spara una mattita', mi fa incazza'. Allora, noi abbiamo fatto gli incontri, abbiamo stabilito le cose, tu sei venuto pure tu e ci stava pure Partenza e ci stava pure Edgardo ed abbiamo fatto l'incontro con la cosa. Per l'ufficio di Piano si tratta di preparare una bozza, significa lavorarci manualmente».

C'è poi il progetto di costruire due palazzi, le famigerate Torri, lungo il fiume Pescara, costruite dalla Villa Costruzioni dei due costruttori indagati, Luigi Zampacorta e Alessio Carletti, e con ''il progettista occulto'' l'architetto Marino Roselli. Il problema per loro era però che il progetto insisteva su un'area pericolosa, a forte rischio di esondazione del fiume.

Ma con un efficiente cabina di regia il problema non sussiste. Secondo il gip, Roselli in qualità di responsabile dell'ufficio autorità di bacino della Regione avrebbe ''certificato falsamente la correzione di un errore sulla profondità della fascia di pericolosità idraulica, in cui insisteva il vincolo di inedificabilità assoluta presso il fiume modificando, o facendo modificare, la cartografia allegata alle deliberazioni di pericolosità idraulica e ritagliando una zona di edificabilità per la Villa Costruzioni''.

E per questo servizio Roselli, indagato per corruzione, dalla società avrebbe ricevuto in varie forme 150 mila euro in parcelle professionali e contributi elettorali.
Il sindaco Ranghelli  per servizi simili avrebbe ottenuto il rinnovo del contratto precario del figlio presso la ditta che, senza rinnovo di gara d’appalto, continuava ad occuparsi della gestione dei tributi. C’è lo strano caso del'acquisto da parte del Comune  di 100 piante d’ulivo pagate la bellezza di 100 mila euro.  

C'è poi l'accordo di programma per ampliare il cimitero di Spoltore con perizie gonfiate del costo  dei terreni e  a vantaggio di ditte amiche.  Ci sono con l'affidamento all'impresa Maggioli Tributi del servizio di riscossione dei tributi violando le norme di efficienza ed economicità amministrative. Infine la proroga dell'appalto alla società Ecologica srl, controllata dalla Deco di Spoltore dei fratelli Rodolfo ed Ettore Ferdinando Di Zio e dalla società Ambiente di Luciano Vernamonte, ex- amministratore negli anni Novanta al Comune di Spoltore.

Anche lui, secondo il gip ''partecipava alle cabine di regia in forza dell'accordo corruttivo con il sindaco Ranghelli al quale assicurava il proprio appoggio politico in cambio della facoltà di gestire la cosa pubblica''. Insieme a Rosselli, Vernamonte, viene indicato come il reale controllore delle maggioranze necessarie al governo della città assumendo ''un reale controllo sull'attività dell'attuale sindaco, di tutta l'amministrazione comunale riuscendo in gran parte ad asservire le scelte assembleari ai loro interessi di natura privata''.




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