Assemblea Cittadina a Barca e Letta: "Dopo quattro anni non crediamo più alle promesse"

21 Marzo 2013   16:20  

L’Assemblea Cittadina dell’Aquila ha partecipato stamani, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università, all’incontro di sintesi sullo stato e le tappe future della ricostruzione, posto in atto, a quattro anni dal terremoto, dal Ministro Fabrizio Barca. Incontro che avrebbe dovuto sancire l’ampiamente annunciato inizio della primavera della ricostruzione.

Qui di seguito l'Assemblea Cittadina.

"A conclusione del suo intervento, il Ministro ha snocciolato i diciotto punti dei suoi “NON E’ VERO”, nei quali ha inteso porre l’accento su ciò che, paventato sino ad oggi da quanti nel corso degli anni hanno costantemente rimarcato pecche e lentezze del processo di ricostruzione, a suo parere, non risponde a verità. Da essi, in sintesi, è emerso chiaramente che oggi, all’inizio dell’annunciata primavera aquilana, si è dimostrato al Paese che i soldi sono finiti, sono stati spesi e ne occorrono altri. La primavera della ricostruzione, quindi, inizia senza denaro. Lo ammette oggi, il Ministro, ma l’Assemblea lo dichiara almeno da tre mesi, proprio quando l’onorevole Barca asseriva l’esatto contrario. A chiudere l’elencazione dei diciotto punti dolenti, il Ministro ha parlato di fiducia. Abbiamo, quindi, appreso che la diciannovesima “piaga” aquilana sono i cittadini che, non coesi, gravemente mancano di riporre fiducia nel Governo e nelle Istituzioni.

"Un primo accenno all’unità della cittadinanza non può esimersi dal rimarcare, per l’ennesima volta, che la mancata coesione, tanto deplorata dal Ministro, è stata scientemente voluta ed organizzata dalla gestione del post terremoto che ha visto posta in essere la grande diaspora aquilana: i cittadini sradicati dalla loro terra, lontanissimi gli uni dagli altri, volutamente isolati. Perpetrata, in seguito, dalla collocazione degli stessi in abitazioni provvisorie, lontane per un raggio di 30 chilometri da quella che era l’anima della città e che ancora dopo quattro primavere è il buco nero dove rischia di inabissarsi la memoria.

Vi fu, nella primavera dell’ormai lontano 2010, il momento più alto dell’unità della popolazione, quando i cittadini, indignati ed esasperati, imbracciarono le carriole, per riappropriarsi delle loro vite e del loro futuro. Moto dell’animo che ha visto migliaia di persone vicine le une alle altre, coese, accomunate dall’unico desiderio di ricostruire dalle macerie: fu bollato come cialtroneria e oggi è finito nelle aule dei tribunali, con i cittadini inquisiti e processati.

Unità osteggiata da sempre, quindi, e scongiurata da Governo e Istituzioni.

E oggi si viene a chiedere fiducia ad una popolazione stremata dai ritardi, dalla mala gestione, dalle menzogne e dalle mistificazioni. La fiducia va guadagnata con i fatti, non con le promesse.

L’intervento dell’onnipresente dottor Gianni Letta, introdotto con grande deferenza dal Ministro Barca, ha sancito l’ennesimo insulto rivolto ai cittadini.

Con chiaro riferimento a quelle aquilane, il dottore ha parlato di “carriole piene di bugie”, che egli ha dovuto, nel suo ruolo che ha definito di interludio, sopportare nei quattro anni del post terremoto.

Bugie, quelle cui fa riferimento, che, all’evidenza dei fatti odierni, sono, invece, triste e drammatica realtà. Le carriole sono state sempre foriere di domande che non hanno mai ricevuto risposta. E di impegno, e di dedizione ed abnegazione: il cittadino che vuole essere protagonista.

Mentre si protestava sterilmente, ha affermato il dottor Letta, c’era chi, nel silenzio, lavorava.

E qui ha definitivamente smascherato il suo ruolo e quello di quanti pretendono di gestirci. Qui, il dottor Letta, ha detto la verità: nel silenzio si è lavorato, all’insaputa dei cittadini che, al contrario, hanno sempre preteso trasparenza. E poi, come questa mattina, si sono snocciolati dati e decisioni, somministrati al popolo suddito.

Non accettiamo l’ennesimo insulto che ci bolla quali ostacolo alla ricostruzione. Non lo accettiamo e lo rinviamo all’interludico mittente.

I cittadini che si impegnano per cercare di capire le scelte che ci governa compie nel silenzio, da quattro anni, i cittadini che non credono più alle promesse, puntualmente disattese, sono il vero interludio di questa città: vasi di coccio, in mezzo ai vasi di ferro".

 


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