Aumentano gli stranieri in Abruzzo. Dal 2002 ad oggi +232%. Teramo e L'Aquila ai primi posti

27 Ottobre 2011   09:39  

Vengono resi noti oggi i dati sull’immigrazione relativi al 2010 raccolti dalla Fondazione Caritas/Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.

L’Abruzzo conta oggi 80.987 stranieri residenti con un incremento tra il 2002 e il 2010 del 232,6 per cento. Un aumento del 7%, invece, rispetto ai dati del 2009.

La provincia dell’Aquila con 21.861 stranieri residenti si pone al secondo posto tra i capoluoghi abruzzesi subito dopo Teramo con un aumento rispetto al 2009 dell’8,1% e tra il 2002 e il 2010 del 184,8%.

La nazionalità con maggior numero di presenze è quella rumena seguita immediatamente da quella albanese. Il comune dell’Aquila, invece, al terzo posto dopo Pescara e Montesilvano con 4015 stranieri residenti ovvero il 5% della popolazione in gran parte provenienti da Romania ed Albania.

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In un'Italia sempre piu' anziana, la presenza crescente degli immigrati regolari rappresenta un volano per lo sviluppo. Lo afferma il Dossier Caritas-Migrantes pubblicato oggi, che risponde cosi' alla domanda se, in un paese in cui lo sviluppo va a rilento e sono state perse centinaia di migliaia di posti di lavoro, l'immigrazione possa essere ancora d'aiuto.

"La popolazione immigrata - afferma il Rapporto - e' piu' giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani), incide positivamente sull'equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto del totale) e sulle nuove forze lavorative, e' lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilita' territoriale e anche la disponibilita' a inserirsi in tutti i settori lavorativi, crea autonomamente lavoro anche con i suoi 228.540 piccoli imprenditori, si occupa dell'assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, sta pagando piu' duramente la crisi in termini di disoccupazione e complessivamente rende piu' di quanto costi alle casse dello Stato".

Secondo Caritas-Migrantes, che sono entrambi organismi della Cei, "gli immigrati in generale, e in particolare gli oltre 2 milioni di lavoratori, si attendono non solo di essere percepiti nella loro consistenza numerica ma anche di essere apprezzati per la positiva funzione esercitata, che va completata con piu' ampi spazi di partecipazione".


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