Aumento degli aborti. Il vescovo Ghidelli: è colpa della crisi

L'allarme lanciato dalla diocesi frentana

31 Marzo 2009   15:51  

Che la precarietà stesse minando gravemente il valore storico della famiglia italiana ce ne eravamo accorti. Ma che fosse un uomo di Chiesa a ricordarcelo costituisce un fatto davvero curioso. Invece di parlare di preservativi, coppie di fatto, omosessualità e qualt'altro il Vaticano interpreti come lesivo del concetto di famiglia, il Vescovo di Lanciano-Ortona si è invece scagliato contro la crisi economica in atto, additandola come vera artefice dei tanti aborti registrati ultimamente nella provincia di Chieti.  Un vero e proprio atto d'accusa contro questo mercato del lavoro sempre più instabile, incerto, virtuale, dove lo spazio per la riproduzione biologica delle specie umana va ridimensionandosi sempre più, e non a favore dell'individuo come sarebbe facile pensare, bensì del sistema, fallace, frivolo, ammalato di ogni sorta di peccaminosa fuga dalla realtà.

GIOVANI SENZA FIGLI. L’INSOSTENIBILE PRECARIETA’ DELL’ESSERE...

Oggi mettere al mondo un figlio significa poterlo mantenere, ci si affida sempre di meno al caso, e purtroppo anche a Dio. Le generazioni passate scagliano spesso veri e propri atti d'accusa contro le nuove: "gli immigrati vivono condizioni peggiori degli italiani, eppure sfornano figli a più non posso, i nostri giovani sono egoisti". Forse è vero. Forse la situazione è più complessa di quanto sembri.  L'essere umano infatti possiede la caratteristica psico-sociale e culturalmente riconosciuta di spingersi oltre i suoi limiti, varcare soglie esistenziali progressivamente più elevate, giungere laddove nessun'altro si è spinto. Se tale peculiarità è fondata lo è anche la tendenza ad assicurare ai propri figli almeno quanto è stato garantito a se stessi se non di più. I giovani di oggi, plurilaureati, poliglotti, multidimensionali e oscenamente precari, pare proprio non se  la sentano di investire in una genitorialità che non possono sostenere: sono i primi a star economicamente peggio dei propri genitori e non accettano di affamare la prole in nome dell’istinto biologico di riproduzione  o della più complessa e discussa meta sociale connessa alla formazione del nucleo familiare tradizionale. 

Uno scenario di non facile lettura, ma una cosa è certa: senza che avvenga il passaggio dallo stadio infantile a quello di adulto non c'è possibilità alcuna di sviluppare la personalità genitoriale dedita alla cura e al sacrificio che tutti conosciamo. E fase adulta significa autosostentamento, provvedere autonomamente a se stessi, dimostrare di saper stare al mondo, un lusso che la gioventù contemporanea non riesce ad acquisire se non alle soglie dei 35-40 anni, quando l'orologio biologico di molte donne ha smesso di diffondere il proprio richiamo...

L'ALLARME DELLA DIOCESI FRENTANA

E se si rimane incinta? Sono sempre meno le coppie abruzzesi che scelgono di portare avanti la gravidanza quando il concepimento è stato
frutto di un'imprudenza. Messe alle strette dalle difficoltà economiche oggi sempre più evidenti, molte famiglie rinunciano ad una delle esperienze più importanti della vita, ricorrendo all'espulsione dell'embrione come unica alternativa al profondo disagio esistenziale di chi non si sente all'altezza del compito genitoriale.

A denunciare il boom di aborti è stato il Vescovo Ghidelli, che in occasione degli auguri pasquali ha pensato bene di sbattere in faccia ai fedeli un po’ di realtà invece delle solite litanie, sostenendo come "l’aumento degli aborti" sia "una delle ultime e più drammatiche conseguenze della crisi".

Non esprime giudizi Monsignor Ghidelli, osserva quanto accade intorno a sé, e semmai propone soluzioni. "Con la crisi la paura di non farcela, di non poter offrire al bambino in arrivo una vita dignitosa stanno portando a scelte devastanti come quella di rinunciare ai figli, di abortire". Nella diocesi frentana la rabbia dei lavoratori in cassa integrazione si rende sempre più evidente. La scelta più frequente delle giovani coppie è quella di rimandare il più possibile la fase genitoriale. Si evitano rapporti non protetti e quando il "guaio" è stato fatto si pensa a come porvi “rimedio” piuttosto che chiedere aiuto ai familiari o alle organizzazioni sociali sorte con lo scopo di fornire sostegno alle famiglie in difficoltà.

"Nella diocesi- ha continuato Monsignor Ghidelli - c’è il consultorio familiare cristiano a cui le donne possono rivolgersi per essere aiutate a portare avanti la gravidanza, c’è un parroco che offre sostegno spirituale, un ginecologo e un pediatra che fanno visite gratuite".

Al Consultorio è possibile ottenere anche consulenze economiche e giuridiche. Un giurista, un esperto di economia, uno psicologo, un assistente sociale e una nefrologa rispondono alle persone in stato di indigenza ogni martedì(10-12), giovedì(16-18) e sabato(10-12). Il sostegno economico per il pagamento di mutui, rate e bollette arriva invece dal Fondo di Garanzia gestito dal Cei(Conferenza episcopale italiana): "La colletta di domenica destinata al fondo di garanzia è andata bene- ha affermato con tono consolatorio il vescovo- considerando che la parrocchia di San Nicola di Lanciano ha raccolto da sola 500 euro e che le parrocchie della diocesi sono 42, dovrebbero arrivare circa 20mila euro".

Ma la paura di non farcela è tanta, e i fondi insufficienti. "Se si resta uniti nella carità reciproca- ha esortato il Vescovo- nella fiducia nella divina provvidenza e in Gesù risorto, si avrà la forza per uscire da questo momento". Il problema è che in quest' Italia di inizio millennio l'uscita è quasi sempre quella di emergenza. A tutti i livelli.



gdc

 

 

 


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