Baby prostitute: Amedeo Esposito contesta il vescovo ausiliare D'Ercole

"Un uomo della televisione l'ausiliare aquilano"

07 Novembre 2013   09:59  

"Un uomo della televisione qual è il vescovo ausiliario dell'Aquila, monsignor Giovanni d'Ercole, e' certamente affascinato dalla visibilita', a qualunque costo. Anche a denunciare - per averlo sentito dire da un medico dell'ospedale - che 'nella nostra citta' purtroppo esiste la piaga della prostituzione minorile', dovuta al disagio sociale che vivono i nostri ragazzi entro i supermercati". Il giornalista e storico aquilano Amedeo Esposito prende posizione sulla vicenda delle presunte baby prostiture e non e' tenero con monsignor D'Ercole.

"E' chiaro che cosi' la comunita' aquilana tutta, laica e cattolica, s'e' trovata dinanzi ad una 'realta'' impensabile, e del tutto ignorata dal questore Rizzo (persona di tutto rispetto nel suo mandato) che, giustamente - scrive Esposito in una nota - si e' domandato come mai il 'medico dell'ospedale', che ha informato monsignor D'Ercole, non avesse fatto il suo dovere di professionista, ma soprattutto di uomo di scienza, di riferire tutto il suo 'conoscere' alle autorita' competenti.

Si ha la profonda impressione che il vescovo ausiliare non sia perfettamente in sintonia con quel 'noi' invocato e gridato tuttora dal metropolita Giovanni Petrocchi, il quale 'sogna' l'unita' della chiesa aquilana con i cittadini - di qualunque fede o laici - inglobati nelle istituzioni a tutti i livelli, magari indotti ad ascoltare le supreme sillabe del Cristo: 'Talita' kum - rialzati fanciulla'. La via televisiva imboccata dall'ausiliare D'Ercole, al quale la citta' ha espresso la solidarieta' per aver riferito (ancora questo termine) alcune notizie giudiziarie, senza aver commesso alcun reato, rende, a nostra modo di vedere, la dolorosa diaspora aquilana sempre piu' distante dal ritrovarsi.

Sara' anche giusta la denuncia di monsignor D'Ercole come uomo della televisione quale egli e', ma certo - osserva il giornalista e storico aquilano - non lo e' per un 'pastore d'anime' come si pensa che egli sia. E' giusto - per quel che possa valere il nostro pensiero di giornalista d'altri tempi, anche cattolico - dire: fuori le prove! Siano gli organi preposti ad accertare i fatti, alla Chiesa di lenire le ferite prodotte. Cosi' come sostiene il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto: '...il semplice fatto che la mancanza di beni di alcuni giochi a favore del loro sfruttamento, e quindi dell'avidita' e del benessere altrui, e' colpa di cui dobbiamo prendere coscienza senza alibi e senza difese pregiudiziali', ma di certo senza scoop giornalisti o televisivi", commenta infine Amedeo Esposito.


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