Balneatori abruzzesi contro le liberalizzazioni di Monti

17 Gennaio 2012   14:55  

La questione è di quelle scottanti come il solleone d’agosto, ma per salvarsi non basterà ripararsi sotto un ombrellone piazzato sulla battigia. Il rischio infatti è che gli ombrelloni saltino tutti, spazzati via dall’onda dell’articolo 26 del decreto sulle liberalizzazioni.

Per ora solo una bozza, come dire una piccola mareggiata, ma le acque sono molto agitate e potrebbero tramutarsi in un memorabile tsunami. Perché l’articolo 26 sulle procedure ad evidenza pubblica per le concessioni del demanio marittimo per attività turistico – balneari, recita in parte così:
1. In conformità alla normativa dell’Unione europea a tutela della concorrenza, la selezione del concessionario sui beni del demanio marittimo avviene attraverso procedure ad evidenza pubblica trasparenti, competitive e debitamente pubblicizzate, secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. A favore dei precedenti concessionari è riconosciuto un diritto di prelazione, ove adeguino la propria offerta a quella presentata dal concorrente risultato vincitore della procedura.
2. Le concessioni non possono avere durata superiore a quattro anni e non possono essere automaticamente prorogate. In ogni caso, per il rinnovo si ricorre a nuove procedure competitive.
"Se il decreto venisse approvato l'articolo 26 comporterebbe la distruzionedi 600 imprese balneari abruzzesi, di 28mila aziende italiane e il totale disfacimento del sistema turistico italiano, che è un unicum in tutto il panorama europeo": così Cristiano Tomei, presidente di Cna balneatori, che aggiunge: "Questo è l'unico settore che ha garantito occupazione". 

Lo stato di agitazione intanto è ancora alto e i balneatori assicurano una mobilitazione immediata, qualora la bozza dell'articolo 26 non venisse stralciata dal decreto Monti.


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