I giudici della 'Corte dei Conti' federale brasiliana hanno inflitto un colpo potenzialmente esiziale a Dilma Rousseff, che ora potrebbe anche rischiare l'impeachment.
La Corte ha sancito che il presidente brasiliano, ha commesso una serie di atti illegali per coprire il crescente deficit dei conti, alterando il bilancio dello Stato 2014.
E' La prima volta che la Corte dei Conti di Brasilia ha bocciato il bilancio di un presidente in 80 anni.
Benche' la decisione non sia strettamente legalmente vincolante, potra' essere usata dall'opposizione per aprire un nuovo fronte contro Rousseff, gia' fortemente indebolita' dalle difficolta' che sta attraversando l'ormai ex grande economia emergente e dello scandalo Petrobras, il giro di mazzette da oltre 2 miliardi di dollari che il colosso petrolifero di Stato a ditstribuito a membri del 'suo' Partito dei Lavoratori, che ha chiamato in causa tutte persone a lei vicine, risparmandole, finora, un coinvolgimento diretto.
Scandalo che da ultimo ha visto la Corte Suprema autorizzare la polizia ad interrogare il predecessore di Rousseff e futuro candidato alla presidenza, Inacio Lula da Silva La risposta del governo brasialino non si e' fatta atatendere: il ministro della Giustizia brasiliano ha immediatamente annunciato appello alla Corte Suprema contro la decisione della Corte dei Conti.
Il ministro Luis Adams ha spiegato che "la partita non e' finita" e per questo l'ultima parola spettera' alla Corte Suprema perche', ha sostenuto, non c'e' alcuna base legale per giustificare la decisione della Corte dei Conti federale sulla gestione del bilancio 2014 da parte del presidente.
In difesa di Roussef e' intervenuto immediatamente il presidente della Camera bassa, Eduardo Cunha - da marzo sotto inchiesta per lo scandalo Petrobras insieme all'omologo del Senato, Renan Calheiros - preannunciando che un eventuale voto su Rousseffe e i conti dello Stato richiedera' tempo.
I giudici contabili hanno sanzionato in particolare l'operazione che ha visto il governo farsi prestare ingenti somme dalle banche di Stato nel 2014 per far fronte ai buchi di bilancio. Una pratica definita illegale all'unanimita' dai magistrati. Il governo sostiene invece che si tratta di una 'prassi' normale gia' utilizzata in passato. Per Rouuseff si tratta del secondo colpo in 24 ore: martedi' la Corte Elettorale (Tse) aveva trovato elementi di validita' nelle accuse di irrregolarita' nella campagna per le presidenziali del 2014 che vide la riconferma per un soffio di Rousseff.
Secondo la Tse sembra fondata l'accusa dell'opposizione Psdb che alcuni fondi per la campagna elettorale del presidente sono in qualche modo collegati alle mazzette dello scandalo Petrobras al suo Partito dei Lavoratori.
Petrobras di cui Rousseff e' stata presidente del Consiglio di Amministrazione, negli anni dei fondi neri, mentre Lula, anche lui esponente dello stesso Partito dei Lavoratori, era presidente.