Cantori a braccio: dialogo in ottava rima tra laici e cattolici

14 Dicembre 2008   14:30  

A grande richiesta pubblichiamo un altro pezzo di bravura  dei cantori a braccio  Alessio Runci e Paolo Santini, grandi interpreti di un'antica tradizione contadina ancora viva tra Lazio e l'Abruzzo, in particolare intorno al lago di Camposto e a Borbona, in provincia di Rieti, dove ogni anno si celebra un importante festival.

I nostri due amici questa volta affrontano con la tecnica d’improvvisazione poetica in ottava rima e con endecasillabi cantati a cappella, l'arduo argomento del rapporto tra laici e cattolici.  Alessio  interpreta il prete, Paolo il paesano scaltro e  diffidente della santità  del suo interlocutore. Un originale  contributo ad un dibattito secolare senz'altro più godibile delle dottissime disamine storico-filosofiche  di Paolo Flores D'Arcais e Massimo Cacciari.

"La poesia in genere  - spiega Paolo -  si nutre del già detto, e cantando si esprimono le sfumature, si intensifica il sgnificato". 

Un modo per dire, a proposito di religione, che il più grande peccato è forse l'indifferenza e la mancanza di attenzione. 

Ha scritto Enzo Angelini sul periodico Abruzzocultura:

"Canto a braccio, celebrazione della forza creatrice della parola, arte sublime dove vincono fantasia, prontezza di spirito ed intelligenza: il contrario del karaoke. Vince il protagonismo schietto dei cantori che, cercando di sedurre o battere i compagni, ammaliano il pubblico in una sorta di “ragionar poetando”. E questo con la potenza di figure retoriche ereditate da chierici vaganti, trovatori, giullari e cantastorie. Ereditate da Dante Alighieri, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto, i cui poemi erano recitati a memoria dai pastori durante le pause lavorative, trasmessi durante le transumanze in altri regioni e raccolte dai contadini. Cultura orale espressa nelle aie, davanti il focolare e nelle osterie, fino agli anni sessanta. Poi venne la televisione e  Pasolini, isolato e lucido profeta del “genocidio culturale” che la “borghesia più ignorante d’Europa” stava commettendo nei confronti della cultura contadina. Ma in alcune zone dell’Appennino, sono rimasti epigoni del canto a braccio." 

VEDI ANCHE IL PRECEDENTE SERVIZIO:

Cantori a braccio: la parola amore in undici sillabe

 

Filippo Tronca


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