Caritas, a L'Aquila è allarme sociale

15 Luglio 2010   08:48  

"Girando per la citta' si vedono molti palazzi in cui sono stati montati i ponteggi ma i lavori non partono perche' mancano i fondi o le autorizzazioni e le varie istituzioni giocano a scaricabarile". Intanto "per molte famiglie la situazione e' ancora difficile: si tratta soprattutto dei nuclei familiari in cui i genitori hanno perso il lavoro a causa del terremoto e, a distanza di quasi sedici mesi, non l'hanno ancora ritrovato". Fotografa cosi' la situazione post-sisma don Ramon Mangili, codirettore della Caritas diocesana in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa. "Guardando al centro storico della citta' delle oltre mille attivita' presenti solo una piccola parte ha riaperto. Alcuni si sono spostati in altre zone della citta' o nei centri commerciali, altri hanno potuto riaprire lungo le uniche vie della zona rossa riaperte: si tratta in particolare di bar e qualche negozio (non piu' di una quindicina). Gli altri restano chiusi. E non passa giorno - spiega don Mangili - senza che alla nostra porta bussino persone chiedendo aiuto. I problemi sono quasi sempre legati a questioni economiche ma, molto spesso, vediamo come al di la' del bisogno materiale vi sia la necessita' di sfogarsi ed essere ascoltati perche' di fronte ad una ricostruzione e ad una ripresa delle attivita' che non decolla ci accorgiamo di come sempre piu' persone siano vittime di depressioni ed esaurimenti. Da parte nostra cerchiamo di fare quello che possiamo per dare speranza".
"Il numero delle persone che seguiamo - continua il codirettore di Caritas L'Aquila - e' piu' che raddoppiato da prima del terremoto".
"Dal mese di giugno - continua don Mangili - si e' tornati a pagare le bollette, compresi gli arretrati, dopo un anno di sospensione e i mutui delle case, in alcuni casi distrutte. Questo per le famiglie in difficolta' diventa un'ulteriore problema". Ad oggi sono ancora 54.742 le persone assistite nei Comuni abruzzesi: 29 mila usufruiscono del contributo per l'autonoma sistemazione (ovvero il contributo garantito dallo Stato a chi - con casa inagibile - trova autonomamente una sistemazione in appartamenti, roulotte o container), 15 mila vivono negli appartamenti del Piano Case, 5.500 nelle casette di legno, 2 mila in appartamenti con affitti calmierati mentre oltre 3 mila sono in alberghi e "residence".


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