Cialente, le lacrime di coccodrillo e le illusioni di qualcuno

Ora il mea culpa si fa generalizzato. All'indomani dell'ufficializzazione delle dimissioni da sindaco, Massimo Cialente risponde al telefono, ma ci liquida con un “non ho nulla da dire”.

Intanto dai consiglieri di centrosinistra arrivano appelli a tornare sui propri passi. “Un anno di commissariamento sarebbe una iattura” dicono i più. Non è tra questi il consigliere del Pd Vincenzo Rivera – l'unico della coalizione che non ha sottoscritto il documento di sostegno al sindaco – ma che, anzi, auspica l'arrivo di un commissario, invitando Maroni a nominare l'ex prefetto Franco Gabrielli, oggi alla guida della Protezione civile.

Ma i conti in Consiglio sono impietosi: solo 19 confermano l'appoggio all'amministrazione, numero insufficiente a garantire la maggioranza. Così, prosegue il pressing su quei singoli consiglieri eletti col centrosinistra ma da tempo insofferenti all'azione amministrativa.

Nella città terremotata, dove la ricostruzione è al palo, i finanziamenti arrivano a singhiozzo, le certezze normative mancano l'arrivo di un commissario – che, è bene sapere, non è quello con poteri straordinari che gli aquilani hanno imparato a conoscere nell'emergenza post-sisma – rischierebbe di comportare una battuta d'arresto sul fronte della ripianificazione.

Il senso di responsabilità che sembra improvvisamente contagiare tutti, anche quel Pd da cui Cialente non ha mai fatto mistero di sentirsi abbandonato, non sembra per ora illudere il primo cittadino dimissionario, che non desiste alla decisione di lasciare il Comune neanche di fronte alle tante telefonate ricevute da Roma: da quella di Pierluigi Bersani a quella di Gianni Letta.

Uno spiraglio potrebbe arrivare dall'incontro capitolino dell'assessore alle Finanze Giangiuliani, dal quale si capirà meglio la precisa entità delle risorse che il governo è pronto a destinare al risanamento del bilancio comunale.

servizio Marco Signori
montaggio Alessandro Di Giacomantonio