Cialente, quattro anni dal sisma: "Se dirò che la ricostruzione finisce nel 2024 andranno via tutti"

05 Aprile 2013   10:05  

Nel giorno del quarto anniversario del sisma il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, appare tutt'altro che ottimista per il post terremoto: "Il clima di scoramento, di sfiducia, di rabbia - afferma - purtroppo sta coinvolgendo sempre più persone, soprattutto i giovani, che stanno cominciando ad arrendersi e ad andare via. Vivere all'Aquila e' troppo difficile, posso chiedere alla gente il sacrificio di crederci e di avere fiducia, solo se possiamo vedere parte del centro e delle frazioni ricostruite entro il 2015; se invece diro' che si finira' per il 2024 tutti andranno via e L'Aquila nel 2018 fara' 35-40 mila abitanti. Le avvisaglie gia' ci sono: nell'ultimo anno abbiamo perso 3500 persone".

Per il primo cittadino "Il governo o il parlamento devono stanziare subito 4-5 miliardi per il cratere con il meccanismo della Cassa depositi e Prestiti, cosi' nel 2013 e nel 2014 si avvia la ricostruzione. Mi appello a tutti, dal Pd al Pdl, dalla lista Monti ai grillini affinche' pensino seriamente all'Aquila. Tutto nasce dal peccato originale, la mancata tassa di scopo della quale Berlusconi non ha voluto sapere nulla". Altro grido di dolare e' stato lanciato dai sindacati: 20 mila persone sono senza lavoro". Intanto la popolazione continua a vivere nelle 19 new town lasciate a deteriorarsi perche' senza alcuna manutenzione e per di piu' con l'incubo incolumita' dopo le recenti inchieste penali sulla realizzazione delle abitazioni provvisorie del progetto "Case" ma anche dei moduli abitativi provvisori (Map) per i quali i consulenti della Procura hanno accertato l'utilizzo di materiali non idonei e in taluni casi scadenti.

In quattro anni si sono fatti solo puntellamenti (diversi dei quali da rivedere) che per L'Aquila sono costati circa 250 milioni di euro.

Ma nonostante i Piani di ricostruzione (a partire da quello dell'Aquila) e delle frazioni sino stati approvati, l'assessore alla Ricostruzione al Comune dell'Aquila, Pietro Di Stefano, a febbraio di quest'anno ha tuonato dicendo che "i soldi non ci sono. Sono finiti i due miliardi di euro stanziati e adesso si naviga a vista".

Piu' caustico il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "Manca un afflusso costante di denaro e bisogna contrattare anno per anno con il governo".

"Se all'Aquila non arriveranno subito fondi e certezza di altri finanziamenti in modo tale da permetterci di fare in modo che per il 2015 una parte del centro storico sia ricostruita, l'Italia avra' condannato a morte L'Aquila". "Credo - ha aggiunto - che, se non ci saranno i fondi, gli aquilani si muoveranno per non fare piu' parte dell'Italia. La prima cosa che chiedero' e' che si tolga il tricolore e che vada via il prefetto. Come dire: ci lasciassero morire in pace".

"Posto che il 6 aprile è una data tristissima, di terremoto, di lutto, di commemorazione delle vittime, viviamo l'anniversario piu' difficile perche' coincide con l'assoluto crollo della speranza. Con la situazione che si e' creata si rischia di ammazzare definitivamente la speranza. A distanza di quattro anni, tutti hanno capito che abbiamo buttato via due anni, quelli del commissariamento. Ora ci hanno detto che e' tutto e' pronto per partire e non ci sono i soldi".

Intanto la popolazione continua a vivere nelle 19 new town lasciate a deteriorarsi perche' senza alcuna manutenzione e per di piu' con l'incubo incolumita' dopo le recenti inchieste penali sulla realizzazione delle abitazioni provvisorie del progetto "Case" ma anche dei moduli abitativi provvisori (Map) per i quali i consulenti della Procura hanno accertato l'utilizzo di materiali non idonei e in taluni casi scadenti.

 


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