Cna denuncia: pmi lasciate fuori dal patto per lo sviluppo

09 Settembre 2011   20:56  

"Nel dibattito sul Patto per l'Abruzzo manca una voce decisiva: quella unitaria delle piccole imprese. Lo dico con rammarico, e facendo ovviamente anche ammenda di questo, perché la Cna non può e non deve certo considerarsi spettatrice esterna." A dichiararlo è Italo Lupo, presidente regionale della Cna. "Nell'ottobre del 2006, le cinque principali sigle del mondo delle piccole imprese di commercio e artigianato (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) hanno posato la prima pietra su uno storico processo di aggregazione, quello di Rete Imprese Italia: un patto per portare al centro dell'attenzione del dibattito politico ed economico nazionale (e locale) la voce, gli interessi e il punto di vista di quelle imprese che di solito una voce non ce l'hanno: le piccole imprese."
"In Abruzzo" prosegue Lupo "questo mondo variegato e complesso rappresenta la stragrande maggioranza delle oltre 100mila imprese totali (escluse le agricole) e le cinque sigle che hanno dato vita a Rete Imprese Italiana ne rappresentano la maggioranza. Oltretutto, questo segmento dell'economia è – per ammissione generalizzata – la spina dorsale del sistema economico regionale, il suo Dna, una fetta importante del Pil e dell'occupazione di questa regione." "L'unico problema è che in Abruzzo Rete Imprese Italia" precisa il presidente CNA Abruzzo "non esiste ancora se non in qualche esperienza locale, e la voce dei piccoli – per forza di cose – finisce per diventare più flebile, più difficile la battaglia delle micro-imprese per ottenere sostegno, meno forte la capacità di contrattazione nei tavoli che contano: una cosa è procedere in ordine sparso, un conto è mettere sul piatto della bilancia un punto di vista condiviso e unitario. Perché - deve essere chiaro - su infrastrutture, ricostruzione, fondi europei, semplificazione amministrativa, anche i piccoli hanno un punto di vista, hanno scale di priorità, hanno elaborazioni importanti, ma stentano a farne patrimonio comune. Ed allora finiscono inevitabilmente per scrivere i capitoli finali dei documenti. Questa riflessione diventa di attualità ancora più stringente all'indomani dell'esternazione della Confindustria abruzzese – che pure svolge una funzione informale di portavoce delle associazione datoriali firmatarie del Patto, ma che ha voluto lo stesso far conoscere il proprio pensiero agli altri componenti "a mezzo stampa" - su tempi e modi di gestione del percorso unitario, fino alla ventilata ipotesi di abbandonare i tavoli comuni."
"Cosa sarebbe accaduto se fossero stati i piccoli a mettere in campo, con la stessa forza, un proprio punto di vista unitario all'attenzione delle forze sociali, sindacali e imprenditoriali abruzzesi, oltre che degli interlocutori istituzionali?" conclude Lupo. "Una cosa le piccole imprese devono evitare: l'idea che per continuare a coltivare il proprio spazio si debba anche agire e pensare "in piccolo". Sarebbe – ma io dico: è! - un errore irreparabile. Diventeremo grandi solo mettendo assieme il nostro movimento."


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