Regia: Andrew Dominik
Cast: Brad Pitt, Ray Liotta, James Gandolfini, Richard Jenkins, Vincent Curatola
Genere: Noir
Durata: 100 minuti
Voto: OO
Tratto dal libro"Cogan's Trade" di George V. Higgins, "Cogan- killing them softly" narra le vicende di un killer interpretato dal sempre bravo e affascinante Brad Pitt.
Quando due ragazzi decidono di derubare una bisca clandestina, Cogan viene chiamato per farli fuori. Alla lista delle persone da eliminare il sicario suggerisce di aggiungere Johnny Amato (Vincent Curatola) ideatore del colpo, e il proprietario della bisca Markie Trattman (Ray Liotta) che tutti quanti ritengono colpevole del furto, a causa di un episodio simile che l'aveva visto protagonista anni prima.
Chi si aspettava di vedere un film alla “Goodfellas” resterà infinitamente deluso: Ray Liotta torna a interpretare un “mafia movie” ma il suo personaggio è lontano anni luce dall' Henry Hill di “Quei bravi ragazzi” e il film non si avvicina lontanamente al capolavoro di Scorsese. Se quest'ultimo raccontava “come vanno le cose” nel mondo della mafia, nel film di Andrew Dominik l'unico che sembra sapere ciò che c'è da fare è il protagonista, che in continuazione spiega a colui che lo ha ingaggiato, chi bisognerebbe uccidere e perché. Il film si dilunga in elucubrazioni infinite sul da farsi e spesso ciò avviene inutilmente, visto che lo spettatore sa benissimo già dall'inizio cosa accadrà e quando.
Il periodo in cui avvengono i fatti narrati è quello di transizione tra il governo Bush e Obama e a renderci consci di ciò sono i continui discorsi dei presidenti che provengono da vari mezzi di comunicazione e fanno da sottofondo sonoro a molte scene del film. Se all'inizio questo può sembrare uno stratagemma accattivante per introdurre il tema della crisi economica, con lo scorrere dei minuti tutto ciò diventa rindondante e noioso. Il parallelismo tra sistema mafioso e bancario è talmente sbandierato da divenire banale, così come quello tra governanti e mafiosi.
La presenza di un altro grande attore (oltre Ray Liotta) simbolo dell' Italian Mob, come James Gandolfini, (famosissimo per essere il protagonista della serie “I Soprano”) non segna in alcun modo una svolta all'interno della narrazione. Il personaggio di Mickey (un serial killer di New York chiamato da Cogan per collaborare con lui) non ha una ragion d'essere che ne giustifichi la presenza: non porterà a termine il compito per cui era stato ingaggiato, ma passerà tutto il tempo a ubriacarsi, fare sesso e parlare dei vecchi tempi con il protagonista del film. Di nuovo tante, troppe parole che contribuiscono a segnare la definitiva sconfitta di questo film.
di Maria Rita Graziani