Comunicazione digitale in Abruzzo, bene ma non eccellente

20 Ottobre 2015   11:41  

Siamo nell'era digitale, ma siamo anche nella morsa della crisi. Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire diverse cose, alcune positive, altre meno. Per cominciare, bisogna prendere atto di come la comunicazione sia cambiata nell'ultimo decennio, e per farlo non serve fare grandi studi, ma è sufficiente guardarsi attorno. Se fino a pochi anni fa in metropolitana, sugli autobus o al parco eravamo soliti vedere persone con in mano un libro o un quotidiano, oggi vediamo invece giovani, adulti e anche persone di una certa età impugnare con sicurezza device elettronici come tablet, smartphone e iPad. Questo indica che è in corso una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda i sistemi di comunicazione e, per tanto, anche di chi la comunicazione la struttura e la diffonde.

Stiamo parlando di tutte quelle imprese che operano in questo ambito e nella fattispecie delle aziende artigianali abruzzesi. Data tutta questa rivoluzione digitale si potrebbe pensare che le imprese che si occupano di digital marketing, comunicazione e advertising multimediale stiano decollando, niente di più lontano dalla realtà. Sul territorio nazionale la situazione è abbastanza variegata, si va da un segno positivo per quanto riguarda tali aziende in grandi città come Milano e Roma, fino alla totale incertezza, come per quelle abruzzesi. A operare nel settore della comunicazione sono quasi 2 mila e hanno registrato una flessione rispetto allo scorso anno.

Siamo ben lontani da quelle societàoffshore che possono fruire di veri paradisi fiscali, qui le aziende languono sotto il peso delle tasse e quelle che potrebbero avere degli ottimi margini di sviluppo si vedono tarpare le ali. Questo è quanto segnala la Confartigianato Abruzzo che ha basato sui dati Istat un'indagine i cui risultati non sono certo confortanti. Sono soprattutto le imprese del settore della comunicazione della provincia di Chieti a risentire di più di questa flessione che si attesta al -5,3%. Qui le imprese attive sono 355 con 535 dipendenti. Oltre 500 famiglie che potrebbero trovarsi in seria difficoltà e che potrebbero non sapere come tirare avanti.

A poco serve quindi quest'evoluzione della comunicazione, da cartacea a digitale, se poi chi ci lavora non ha prospettive e si ritrova nella più totale precarietà.


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