Confartigianato, "Stop ai tagli o sarà sciopero"

27 Dicembre 2011   20:02  

Il direttivo di Confartigianato Abruzzo ha inviato oggi al presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, all’assessore alle Attività Produttive per l’Abruzzo, Alfredo Castiglione e a tutti i consiglieri regionali una lettera per chiedere con urgenza «che il governo regionale intervenga nell’effettuare i tagli della politica e nell’eliminare gli sprechi e mal gestione della sanità, altrimenti ci sarà lo stato di agitazione dell’intera categoria anche con manifestazioni pubbliche e di piazza, per salvaguardare gli interessi delle imprese che rappresentiamo». In particolare, la Confederazione degli artigiani chiede ai rappresentanti politici, in fase di approvazione del bilancio di fine anno, «l’unica ancora di salvataggio per le imprese artigiane abruzzesi che si concretizza nella liquidazione del saldo del contributo in conto interessi delle spettanze relative all’anno 2009 entro il 31/01/2012, così come annunciato pubblicamente nella nostra Convention di Pescara; lo stanziamento del contributo in c/interessi per gli anni 2010 e 2011; il rifinanziamento degli strumenti agevolativi di Artigiancassa (l. 949 e 240) che ad oggi hanno non riescono più a soddisfare le domande delle imprese artigiane abruzzesi». «Ancora una volta – si legge nella missiva – riscontriamo che dal bilancio regionale non si evincono stanziamenti a favore dell’artigianato e del sistema produttivo abruzzese, ma solo un aumento delle imposte che continuerà a far restare la Regione Abruzzo la prima regione d’Italia per pressione fiscale, non possiamo continuare a tollerare che il bilancio sia quasi totalmente assorbito dalla sanità a discapito dell’economia reale, di chi produce vera ricchezza ed occupazione». «L’artigianato e la piccolissima impresa – ricorda il direttivo di Confartigianato nella lettera – rappresentano il 96% della realtà imprenditoriale abruzzese e sia la regione che il governo rivolgono spesso quella poca attenzione solo al settore industriale che negli anni ha sempre più prodotto disoccupazione e di conseguenza cassa integrazione che purtroppo paghiamo tutti».


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