Confidustria: a L'Aquila meglio un faraone, che questo caos

C'è chi dice si ad un commissario

17 Marzo 2011   14:32  

Confindustria scende in campo con il presidente Spinosa Pingue

'' Esasperante il balletto di scarica barile al quale abbiamo assistito dal 6 aprile 2009 in poi.

Di fronte ad una tragedia come quella che ha travolto L’Aquila, i nostri Amministratori hanno dato il meglio di sé con beghe politiche, personalismi e trappole di basso profilo. E’ stato un carta vince, carta perde, fra discussioni a parti contrapposte (per principio) ed assemblee deserte.

Noi ribadiamo il primato della Politica, quella vera, nella quale le parti sanno dialogare e cercare sinergie tra le diverse Istituzioni a prescindere dal colore politico. Un primato che non deve sfociare nel protezionismo e nello statalismo ma che governi i processi della società.

Nei nostri Amministratori, piuttosto che la logica della Politica volta a stabilire un quadro di regole condivise entro il quale manifestare il conflitto, prevale la voglia della delegittimazione reciproca e della condanna di ogni possibile mediazione.

Siamo stanchi. Le imprese sono al palo, la ricostruzione mai partita, i progetti insabbiati. In una parola: la città è bloccata. Abbiamo sete di Governo… a prescindere dal colore, dalle sfumature, dagli uomini, dalle formule.

Se, nel più breve tempo possibile, L’Aquila non sarà ricostruita e la sua economia non sarà ripartita, ne risentirà l’economia dell’intero Abruzzo. E’ questione regionale.

Le Associazioni rappresentate all’interno della Camera di Commercio dell’Aquila hanno dato, non senza sforzi, un esempio di come si reagisce ad un evento straordinario eleggendo all’unanimità, ed al primo scrutinio, il Presidente, la Giunta, il vicePresidente ed il CdA dell’Azienda per lo Sviluppo; le forze politiche che ci governano sono in grado di fare altrettanto? No, sono impegnate a delegittimare l’avversario.

Incuranti che delegittimando l’avversario delegittimano anche se stessi…

E, allora, se per governare la Città l’unica via di uscita è un Commissario, così sia.

Vuol dire che da domani l’Italia avrà i suoi 10mila commissari, più uno. Potrebbe essere l’occasione per “bonificare” una città che ormai al posto di una classe dirigente ha un’orda impazzita, che diffonde il morbo della litigiosità a colpi di veti e contro veti.

Il problema non è il Sindaco Cialente.

Se dobbiamo continuare con questo non governo e con questo “sistema di relazioni ” tra i vari partiti e, ancora peggio, tra le Istituzioni, allora molto meglio un Commissario. Ma un Commissario per almeno qualche lustro. Il tempo necessario per “ricostruire” un sistema di relazioni politiche ed istituzionali – che il terremoto ha evidentemente finito di scardinare - improntate alla condivisione, all’abnegazione e alla reciproca legittimazione.

Un moderno Faraone illuminato che ascolti le parti sociali e le forze politiche, che decida, governi, amministri e assuma responsabilità. Con velocità. Come si deve fare in tempi di ordinaria amministrazione.

Se poi siamo di fronte ad un autentico tsunami come quello che ha colpito L’Aquila, allora l’impegno, lo sforzo profuso, la lungimiranza, il coraggio e la velocità devono crescere a livello esponenziale.''


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