"Convitto nazionale, le leggi non avrebbero consentito la messa in sicurezza"

Nuova udienza sul crollo dell'edificio che causò 3 morti

29 Novembre 2011   15:41  

Si e' conclusa nella tarda mattinata di oggi, con il rinvio al 9 dicembre, l'udienza dibattimentale sul crollo del Convitto nazionale in cui a seguito del terremoto del 6 aprile del 2009, persero la vita tre minori. Si tratta di Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco (L'Aquila) e due stranieri Ondreiy Nouzovsky, 17 anni, e Marta Zelena, 16. Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto, Livio Bearzi, e il dirigente provinciale, Vincenzo Mazzotta, imputati per omicidio colposo e lesioni colpose.

Secondo l'accusa, il dirigente scolastico non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri necessari; inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. Tra le altre accuse al preside, la mancata evacuazione dell'edificio realizzato oltre un secolo fa. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili.

L'udienza di oggi e' stata incentrata sull'audizione dei consulenti della difesa e delle parti civili. Il primo ad essere sentito, l'ingegnere Andrea Mezzaroma di Avezzano, consulente nominato dall'avvocato Antonio Mazzotta (padre dell'imputato Vincenzo) il quale ha messo in luce una serie di discasie tra quanto riportato nel documento redatto da Collabora Engineering sulla vulnerabilita' sismica del Convitto e quanto da lui accertato in sede di sopralluogo. Il perito ha sollevato dubbi sulla presenza di alcune lesioni rinvenute nei muri a seguito del terremoto ma anche che le stesse non solo secondo lui si troverebbero in altre zone dell'edificio ma che in alcuni casi farebbero parte della parte dell'edificio ricadente nel Liceo Classico e non del Convitto nazionale.

Dopo di lui e' stato sentito il professore Franco Braga, luninare nel proprio campo, docente di costruzioni in zona sismica presso l'universita' "La Sapienza" di Roma. Anche Braga ha posto in evidenza la contraddizione tra la prima e la seconda relazione redatta da Collabora Engineering sempre sulla vulverabilita' sismica dell'edificio.

"La prima scheda - ha evidenziato l'esperto - conclude con concetti che definirei allarmistici, nella seconda redatta dopo un anno di distanza, addirittura si evidenzia un quadro piu' tranquillizzante tanto che conclude affermando che il plesso non necessita di alcun intervento". Altro aspetto fortemente evidenziato dal consulente e criticato, e' stato quello riguardante la normativa: "Purtroppo e' la verita' - ha aggiunto Braga - in Italia la conservazione di un bene vincolato ha la priorita' su l'aspetto della sicurezza. Questo comporta che la Soprintendenza non avrebbe mai potuto ammettere opere invasive che avrebbero stravolto l'immobile anche se si sarebbe migliorata la sicurezza. Sarebbe una contraddizione in termini, perche' se si vuole mantenere la caratteristica originaria non la si puo' stravolgere. Una scelta del legislatore - ha detto sempre Braga - sciagurata".

L'esperto ha anche aggiunto che qualora fosse stato possibile intervenire sull'edificio del Convitto, non si sarebbe potuto ottenere un intervento diverso di quello effettuato nei locali della Presidenza della provincia dell'Aquila, "che tra l'altro non e' stato risparmiato dal terremoto del 6 aprile del 2009".

Infine e' stato sentito l'ingegnere Antonino Salvatore Pacile', consulente della difesa Bearzi, il quale ha parlato di unicita' della struttura. "Gli interventi eseguiti nell'edificio a macchia di leopardo - ha aggiunto - hanno nociuto alla stabilita' dello stesso". Anche l'ultimo consulente ascoltato ha posto in evidenza la contraddizione su quanto contenuto nella relazione di Collabora Engineering.

NO A TESTIMONIANZE EX MINISTRI 

L'ex ministro all'Istruzione, Maria Stella Gelmini e quello alle Infrastrutture, Altero Matteoli, non compariranno come testimoni nel processo per il crollo del Convitto nazionale dell'Aquila nel quale a seguito del sisma del 6 aprile del 2009, sono morti tre minorenni. Lo ha deciso nei giorni scorsi il giudice del Tribunale dell'Aquila. La richiesta di ascoltare i due ministri era stata avanzata dall'avvocato Paolo Enrico Guidobaldi (che assiste Livio Bearzi, uno dei due imputati nel processo) che ha invocato una legge promulgata il 30 ottobre del 2008, riguardante il settore scolastico sotto il profilo delle responsabilita'. In uno dei commi si legge che il ministero dell'istruzione nomina un soggetto attuatore, ovvero un commissario, che definisce gli interventi da effettuare per assicurare la messa in sicurezza dei cento edifici scolastici presenti sul territorio nazionale che presentano aspetti di particolare critica sotto il profilo della sicurezza sismica tra cui il Convitto.

Secondo la difesa se il Convitto era un edificio da adeguare gli imputati vanno scagionati in quanto nessuna notizia in proposito e' stata comunicata al preside. Se, invece, il Convitto era considerato adeguato a livello sismico non si vede la necessita' di altri lavori chiesti agli imputati. Gli ex ministri, competenti sul tema, avrebbero dovuto spiegare come mai la legge per il Convitto non sarebbe stata applicata e perche'. Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto Livio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta. Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune strutture scolastiche) sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside anche il fatto che sarebbe stato opportuno far evacuare l'edificio che e' stato realizzato oltre un secolo fa. Ma il preside ha sempre obiettato che nessuna legge gli dava questa facolta' di far uscire i tre minorenni poi morti.


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