Coronavirus, altri 7.108 casi nel Regno Unito. Johnson rilancia allerta

01 Ottobre 2020   11:56  

Cala solo leggermente, rispetto al picco degli ultimi quattro mesi toccato ieri, il numero dei contagi giornalieri da coronavirus nel Regno Unito censito dal governo nelle ultime 24 ore, comunque di nuovo oltre quota 7000: a 7108, a fronte di altri 232.000 test eseguiti. Mentre resta stabile l'incremento dei morti (71 come ieri) e continua a salire gradualmente il totale dei ricoverati (2252, di cui 312 in terapia intensiva). E tocca il record da giugno la somma dei casi quotidiani in Scozia, calcolata a 640.   

I dati sono stati diffusi prima di un briefing a Downing Street nel quale è tornato a parlare il premier Boris Johnson per ribadire la necessità di tenere alta la guardia e difendere la strategia delle diffuse restrizioni rafforzate da lockdown parziale locale introdotte nelle aree del Paese più colpito dinanzi a una tendenza definita "seria", seppure non al livello dell'emergenza di primavera.   

"Sono profondamente in disaccordo" con chi suggerisce di lasciare che "il virus faccia il suo corso" anche a costo di avere più morti ha sottolineato Johnson, difendendo le restrizioni estese nelle ultime settimane nel Regno Unito, pur ammettendo che per verificarne l'efficacia occorrerà ancora tempo.

Johnson ha confermato che il trend dei contagi resta in aumento e che questo "tragicamente" sta facendo riaumentare anche il numero quotidiano del decessi "come avevano anticipato".

Boris Johnson ha spiegato la necessità del giro di vite locale ulteriore sui contatti sociali ripristinato in diverse aree del Regno, fino a un totale di 16 milioni di persone, come essenziale in questa fase. Ha aggiunto di comprendere le difficoltà di chi deve rispettare le nuove regole, ma ha ribadito che il governo "non esiterà a prendere misure ancor più severe" se le direttive non saranno rispettate o comunque il tasso di contagi, dei ricoveri e dei decessi -tutti "in ascesa", come ha fatto eco il consigliere scientifico capo di Downing Street, Patrick Vallance - non scenderà.

Fra i focolai riemergenti, il premier ha citato poi quello dei campus di varie università, lasciando peraltro intendere di non voler arrivare a richiudere gli atenei, come le scuole o la generalità delle attività economiche, ed evocando invece la definizione di "piani che permettano agli studenti (fuori sede) di tornare a casa in sicurezza per Natale".

In positivo ha in ogni modo notato che il Paese "è molto meglio preparato" rispetto alla primavera sul fronte delle terapie, dell'organizzazione ospedaliera, dei ventilatori disponibili e si è detto "fiducioso" che l'incremento dei test, l'uso dell'app di tracciamento "scaricata da 14 milioni di persone" in pochi giorni e "naturalmente la prospettiva di un vaccino" saranno fondamentali in una situazione nella quale la diffusione preoccupa, ma sembra seguire un trend "diverso" rispetto ai primi mesi della pandemia: "più lento" per ora, secondo le parole del chief medical officer, Chris Whitty. Il primo punto chiave, ha insistito il premier, resta tuttavia quello d'affrontare la sfida "insieme" come nazione, "rispettare le linee guida", seguire "il buon senso" e "sacrificarsi" ove necessario individualmente "per la sicurezza di tutti".

L'intervento di Johnson arriva in parallelo con la conclusione del dibattito ai Comuni sul rinnovo del Coronavirus Act, la legge che sei mesi fa ha attribuito poteri emergenziali al governo Tory. Una legge che non è stata modificata con l'inserimento di un diritto di veto parlamentare sulle prossime misure restrittive invocato da alcuni deputati, ma rispetto al quale il ministro della Sanità, Matt Hancock, ha comunque impegnato verbalmente l'esecutivo a sottoporre al voto della Camera qualunque futuro provvedimento anti-Covid che non sia "d'urgenza per la salute pubblica". 


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