Corruzione alla Asl di Scafa, arrestato il direttore sanitario

Con lui altri tre arresti, 15 gli indagati

04 Giugno 2009   15:03  

La squadra mobile di Pescara ha arrestato questa mattina, su disposizione della Procura, il direttore del distretto sanitario di Scafa, Riccardo Alderighi, la moglie, la segretaria e un medico, presidente della commissione di invalidita' di cui il direttore faceva parte. Nel corso delle indagini la mobile, diretta da Nicola Zupo, avrebbe accertato un sistema di illegalita' diffusa, con episodi di corruzione documentati. Tra le accuse associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al peculato. Le irregolarita' sarebbero state portate avanti, tra l'altro, nei lavori di manutenzione delle strutture e nelle procedure per riparare i macchinari elettromedicali, nell'utilizzo dei badge per le timbrature e nella gestione della commissione di invalidita', visto che le percentuali da assegnare sarebbero state talvolta contrattate con l'interessato o con un terzo, le visite eseguite singolarmente e le indennita' elargite ai componenti senza che partecipassero alle riunioni. I quattro, arrestati su disposizione del gip De Ninis su richiesta del pm Varone, sono agli arresti domiciliari. 

Assieme a Riccardo Alderighi, che ha 61 anni, sono agli arresti domiciliari la moglie, Fabrizia Di Domenico, infermiera 51enne impiegata alla Asl di Scafa, la segretaria del direttore sanitario, Nadia Nubile, di 49 anni, e Fulvio De Arcangelis, 56enne, medico, presidente della tredicesima commissione d'invalidita' di Scafa. Gli indagati sono 15, complessivamente. Le indagini hanno preso il via ad agosto 2008 e hanno portato ad effettuare intercettazioni di vario genere. Tra episodi di falso, truffa e corruzione emerge un intreccio nel quale, sostiene il gip, sembra 'essersi completamente perso il senso del confine tra l'illecito e l'ordinario. Le intercettazioni documentano una congerie di raccomandazioni, illegalita', e la sistematica disponibilita' del direttore al falso ideologico in favore di soggetti postulanti esaminati nelle commissioni per il riconoscimento delle invalidita''. E, poi, sempre secondo il gip, 'il quadro indiziario indica chiaramente che la frode e il disservizio pubblico costituiscono regola ordinaria nel distretto Asl di Scafa: si approfitta di una situazione di diffusa illegalita' nella quale nessuno ha interesse a denunziare le malefatte altrui perche' ognuno ha il proprio tornaconto'. La situazione creata in quel distretto era di 'totale asservimento delle risorse pubbliche al soddisfacimento degli interessi personali del direttore e del suo nucleo familiare, che ha determinato un clima di diffusa illegalita' al quale ognuno si e' adeguato ricavando la sua fetta di torta in una rete inestricabile di reciproche complicita'', sostiene sempre il gip. L'asservimento 'globale e globalizzante' di cui parla il giudice si sarebbe esplicato 'nella sistematica violazione dei doveri funzionali rispetto al quale non e' neppure ipotizzabile alcuna capacita' di controllo e di denuncia da parte degli altri dipendenti della struttura, spesso inclini a compiacere i superiori per ragioni di tornaconto personale, in ogni caso incapaci di reagire e denunciare l'organizzazione del lavoro nella quale sono inseriti, fondata sull'abuso'.

Per quanto riguarda l'uso del badge, il direttore sanitario, la moglie e la segretaria avevano una sorta di patto di mutuo soccorso - ha spiegato Zupo in conferenza - in base al quale potevano assentarsi dall'ufficio o non andarci affatto sapendo che altri avrebbe timbrato ingresso o uscita. Alderighi e la moglie, poi, avrebbero usato personale infermieristico per fare dei lavori a casa (di tinteggiatura, muratura e indraulica) durante l'orario di servizio anche con l'utilizzo della macchina della Asl. Alderighi, in particolare, si sarebbe rifiutato di recarsi alla Asl, nonostante risultasse in servizio, perche' si trovava a caccia e aveva smarrito i cani. La segretaria, poi, avrebbe usato il telefono dell'azienda sanitaria per chiamare il suo cellulare, in modo da usufruire del servizio di autoricarica, e sempre dall'ufficio avrebbe fatto telefonate di lavoro per conto del suo compagno. Ancora la segretaria avrebbe accettato 50 euro come segno di gratitudine da una persona che aveva chiesto il riconoscimento dell'invalidita'. Albergighi, invece, avrebbe accettato la promessa e la consegna di un regalo per un trattamento di favore per il riconoscimento delle invalidita'. Sempre il direttore, cosi' come De Arcangelis, avrebbero poi falsificato i verbali delle commissioni riscontrando percentuali di invalidita' a pazienti mai visitati o visitati solo da un medico che rappresentava una specie di sponsor di queste persone e ne caldeggiava la pratica. La ratifica degli altri componenti della commissione arrivava poi in separata sede, senza visita, e comunque non c'era mai un esame collegiale da parte della commissione. I casi esaminati dalla squadra mobile sono una trentina. Sul fronte dei lavori alla Asl sarebbero stati effettuati da un amico di Alderighi, senza gara ad evidenza pubblica, mentre delle apparecchiature mediche sarebbero state acquistate ricorrendo al principio della infungibilita' per favorire delle ditte amiche, stravolgendo le norme sull'evidenza pubblica. Ancora da chiarire l'episodio in cui un dipendente ha segnalato al direttore l'ammanco di cassa di 436 milioni (probabilmente di lire) ma Alderighi avrebbe tentato di occultare la vicenda. Per Zupo i fatti accertati sono 'devastanti e senza intercettazioni, ha commentato, probabilmente nessuno avrebbe parlato'. Un episodio particolare riguarda la moglie di Alderighi, Fabrizia Di Domenico, che nel corso di una perquisizione a casa si sarebbe assentata con la scusa di accompagnare il figlio a scuola e si sarebbe recata in ufficio per nascondere dei fascicoli. Tra gli indagati non ci sono pazienti ma quasi tutti dipendenti pubblici.


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