Corte Costituzionale, la legge Fini-Giovanardi su stupefacenti è incostituzionale

La decisione avrà impatto su circa 10 mila detenuti

12 Febbraio 2014   15:03  

Viola la Costituzione la legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti, con la quale sono state equiparate le droghe pesanti e quelle leggere.

Lo ha sancito la Corte Costituzionale, dichiarando l'illegittimita' della norma per violazione dell'articolo 77 della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti legge.
Le nuove norme in materia di droga, infatti, erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. 

A sollevare la questione di legittimita' era stata la terza sezione penale della Cassazione.
Viene cosi' cancellata la norma con cui si erano parificate "ai fini sanzionatori" droghe pesanti e leggere: con la Fini-Giovanardi erano infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.
Le motivazioni della Corte saranno rese note nelle prossime settimane: la bocciatura della Fini-Giovanardi dovrebbe far rivivere automaticamente la precedente normativa Iervolino-Vassalli, varata nel '90.
Di certo, la pronuncia della Consulta avra' notevoli ripercussioni sia sul numero degli attuali detenuti arrestati per reati legati agli stupefacenti, sia sui procedimenti in corso per questi stessi reati. 

Sono circa 10mila i detenuti su cui avra' un decisivo impatto la bocciatura, sancita oggi dalla Consulta.  Questa la previsione ribadita oggi dal presidente della "societa' della ragione", Stefano Anastasia, che gia' ieri, al termine dell'udienza pubblica alla Corte, aveva rilevato che la platea di detenuti interessati era di circa 10mila persone, tra detenuti in attesa di giudizio e condannati in via definitiva. Questi ultimi, in particolare, potranno chiedere un incidente di esecuzione per la rideterminazione della pena.

Su chi e' ancora in custodia cautelare, sara' il giudice di sorveglianza a valutare caso per caso la situazione.
"Questo raggiunto oggi e' un ottimo risultato - rileva Anastasia - perche' da la possibilita' di dare una prospettiva diversa a chi attualmente e' imputato o condannato per fatti legati alle droghe leggere, anche con qualche sollievo alla situazione penitenziaria italiana.
Finisce il proibizionismo della Fini-Giovanardi e questo ci consente di poter raggiungere gli altri Stati che stanno discutendo su una nuova politica in materia di droghe".
Effetti della pronuncia della Consulta, che portera' a rivivere la legge Iervolino-Vassalli, che prevedeva pene comprese tra due e sei anni per reati legati alle droghe leggere, si faranno sentire anche sui procedimenti penali pendenti: i termini di prescrizione, infatti, saranno piu' brevi, e piu' ridotti anche gli strumenti investigativi, quali le intercettazioni, cui sara' possibile far ricorso in fase di indagini.


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