Cresce il credito, ma i tassi di interesse strozzano le imprese. Chieti capitale delle "sofferenze"

25 Luglio 2011   13:50  

Nel 2010 il credito in Abruzzo e' tornato a crescere, ma a tassi di interesse nettamente superiori alla media nazionale e in modo del tutto insufficiente alle esigenze delle imprese. Tutto, mentre la provincia di Chieti diventa capitale nazionale delle "sofferenze bancarie", ovvero i prestiti che gli istituti di credito stentano a riavere dalla clientela, e le piccole banche si confermano il solo motore attento alle esigenze del territorio.

E' il quadro tracciato dall'analisi condotta dal Centro studi della Cna abruzzese, coordinato da Aldo Ronci, che ha preso in esame i dati diffusi da Bankitalia e relativi all'intero 2010: "In Abruzzo - spiega l'elaborazione - tra 2010 e 2009 il credito ha avuto un incremento di 1.902 milioni di euro, pari all'8,39%, con un andamento in linea con la media nazionale (8,26%). La crescita, tuttavia, sul piano territoriale si e' distribuita con valori percentuali superiori a quello nazionale nelle province dell'Aquila, di Teramo e Pescara; e' confluita per la gran parte nel comparto delle famiglie consumatrici (1.637 milioni di euro); si e' rivelata gravemente insufficiente per le imprese, che registrano un incremento di appena 364 milioni, con buone performance solo nel campo dell'edilizia (+15,95%, ma in Italia +31,09%), arretramenti nell'industria e nei servizi, e con il Chietino che registra addirittura un taglio di ben 160 milioni di euro rispetto all'anno prima".

Proprio il territorio della provincia di Chieti, nell'analisi condotta dal Centro studi dell'associazione presieduta da Italo Lupo, si rivela come quello protagonista delle maggiori e piu' gravi criticita'. Si deve infatti al territorio-simbolo dello sviluppo industriale regionale l'incremento, sempre nel 2010, delle cosiddette "sofferenze bancarie", cresciute addirittura dell'83,7% rispetto al 2009. Fino a consegnare al Chietino il poco invidiabile primato di prima provincia italiana e determinando, tra le sue conseguenze, una paurosa impennata nei tassi d'interesse, che in Abruzzo si attestano ben oltre due punti sopra la media nazionale: 8,67% contro 6,15% nazionale.

Capitolo depositi. Nel 2010, in Abruzzo, hanno subito una riduzione di 117 milioni di euro, pari a -0,77%, in netta controtendenza con l'andamento nazionale che ha segnato, al contrario, un aumento del 7,86%.

"L'unica provincia a realizzare un incremento dei depositi, con 90 milioni di euro - spiega Ronci - e' stata quella dell'Aquila, per effetto della sospensione del pagamento dei tributi nell'area colpita dal sisma".

In questo quadro problematico del credito abruzzese, un capitolo a parte lo meritano invece i piccoli istituti. Le banche di ridotte dimensioni (come le Casse di Risparmio e la Bls, ndr) di solito piu' sensibili alle esigenze locali, erogano nella nostra regione una quota di credito elevatissima, pari al 51% del totale, contro una media nazionale del 21%. Insieme ai microistituti (come le Banche di credito cooperativo e Serfina, ndr) assumono in questo contesto un peso elevato, arrivando addirittura al 58% del totale.


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