Crisi, Coldiretti, 11 mln di italiani senza cibo adeguato (+130%)

17 Ottobre 2014   09:55  

Sono piu' che raddoppiati (+130%) gli italiani che non riescono a portare in tavola i cibi necessari per garantirsi una buona salute. Rispetto all'inizio della crisi nel 2008, oggi si contano circa 11 milioni di persone che, pur volendolo, non possono permettersi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni.

E' quanto emerge da un'analisi del rapporto Coldiretti/Censis sul tema "Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio", illustrata dal presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione organizzato a Cernobbio da Coldiretti in collaborazione con lo Studio Ambrosetti.

L'aspetto piu' pesante di questa situazione sono gli oltre 4 milioni di poveri che nel 2013 in Italia hanno chiesto aiuto per mangiare. Tra questi, spiega la Coldiretti, si contano ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di eta' e 578.583 over 65 anni che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari.

La stragrande maggioranza di chi ha bisogno di un pasto non si rivolge ai servizi mensa (dove comunque vanno 303.485 persone) ma predilige la strada piu' discreta dei pacchi alimentari.

Nel 2013 ne hanno beneficiato ben 3.764.765 persone. "Una fotografia drammatica che rappresenta la punta di un iceberg delle difficolta' che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa.

E' necessario rompere questa spirale negativa aumentando il reddito disponibile soprattutto nelle fasce piu' deboli della popolazione", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare "la necessita' di sostenere la ripresa dei consumi, che sono tornati indietro di oltre 30 anni sui livelli minimi del 1981".

E non sembra che sia stato ancora toccato il fondo con gli acquisti alimentari che nel 2014 sono ulteriormente scesi dell'uno per cento rispetto all'anno precedente con picchi per alimenti come le uova (-3,8%) che tradizionalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficolta' economica e l'ortofrutta i cui consumi sono scesi al di sotto della quantita' raccomandata dal Consiglio dell'Organizzazione mondiale della sanita'.


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