Mattarella dopo le consultazioni ha dato a Dem e ai pentastellati quattro giorni per verificare un accordo per un eventuale Governo Giallo-rosso, dopo di che martedì tornerà a fare un nuovo giro di consultazioni per assegnare l'incarico o giallorosso o a un premier 'elettorale', per portare il Paese alle urne. "Il presidente, su questo, è stato chiaro", si spiega dalla delegazione dem salita al Quirinale. Una chiarezza, quella del capo dello Stato, interpretata da chi è ottimista come una buona spinta alla chiusura dell'accordo.
Ma anche le parole dello stesso Zingaretti: "Dai punti programmatici esposti da Di Maio emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare". Eppure, nonostante i passi avanti compiuti dalla trattativa, i nodi da sciogliere non sono tutti spariti. Ieri tra i dem, per tutto il giorno, si è consumata una strisciante polemiche con scambio di accuse tra renziani ("la velina Gentiloni stava per far saltare tutto") e zingarettiani ("troppe furbizie!") a causa dei 3 punti "non negoziabili" posti da Nicola Zingaretti per il suo sì al via libera al lavoro con il M5s. Una polemica poi stoppata dallo stesso segretario ("i 3 punti sono la sintesi dell'Odg votato all'unanimità in Direzione") dopo una levata di scudi dei renziani.
Resta, ovviamente, il problema di fare la sintesi tra i 5 punti del Pd e i 10 del M5s. E restano tutti i problemi legati al nome del presidente del Consiglio e poi anche alla squadra di governo. Il premier 'giallorosso' dovrà essere sul tavolo del prossimo giro di consultazioni al Quirinale. "Il nome di Conte ormai è fuori", assicurano dal Pd facendo notare che anche Di Maio, dopo l'incontro con Mattarella, non abbia mai citato il nome del premier uscente.
I dem, però, si aspettano che proprio per questo motivo il M5S rilancerà sul premier, con lo stesso Di Maio in cima alla lista. In questo caso, diventerebbero concrete le chance di Paolo Gentiloni di diventare commissario Ue.
Restano sempre nel totonomi le figure di un premier di area, come Raffaele Cantone, Enrico Giovannini. Nella squadra, circolano i nomi di Franco Gabrielli (Interni), Nicola Gratteri (Giustizia), Ernesto Ruffini (Fisco/Entrate), Roberto Gualtieri (Ue o Economia), Anna Ascani (Cultura), Emanuele Fiano (Interno), Luigi Marattin (Economia) e dello stesso Cantone.
Se, però, il patto giallorosso dovesse incepparsi a un passo dal traguardo solo ed esclusivamente sul nome del candidato premier, gli 'sherpa' non escludono di poter ricorrere ad un aiuto al Quirinale, con un ok all'indicazione di un nome 'super partes', stimato da tutti, capace di chiudere la partita. In quest'ottica si fa il nome non solo di un giurista di primo piano (Sabino Cassese) ma anche di una donna come Marta Cartabia o Paola Severino.