De Santis: "La Disputa Campanilistica è Sbagliata, Regione Forte se Unita"

05 Febbraio 2015   17:39  

Assistiamo increduli, da giorni, ad uno scontro  campanilistico  assurdo  fra diversi  ed  illustri rappresentanti  di Enti, Istituzioni ed Associazioni imprenditoriali, cosa che dimostra che la frattura, determinatasi, in quel lontano febbraio 1971, fra Pescara e L'Aquila non è stata mai sanata. Mentre si parla di riassetto istituzionale, con  la creazione di Macro Regioni,  che modificherà  anche  le  attuali relazioni sociali ed economiche, noi abruzzesi siamo alle prese con le dispute da pollaio per affermare  centralità  improbabili e  primati del nulla, come targhette da appendere su un abito strappato.

L'Abruzzo è una regione debole, ma con tante potenzialità inespresse, che non sa darsi ancora un modello di sviluppo possibile e che non sa dare risposte concrete alle esigenze dei diversi territori, perché è prigioniera della miopia di un municipalismo ottocentesco che non conosce la dimensione regionale ed il valore della coesione sociale. Le  differenze  territoriali  e  le  diversità  culturali debbono diventare un valore aggiuntivo dello sviluppo di una regione che, o marcia unita e progetta insieme, oppure scompare. In quel momento le ragioni della città dell'Aquila o le ragioni della città di Pescara non conteranno nulla. La città dell'Aquila vive una situazione difficile, dalla quale uscirà da sola, confidando soprattutto sulla forza  della sua gente e sulla determinazione della sua classe dirigente che,  in silenzio e con coraggio, si è rimboccata le maniche, senza chiedere  più  del  necessario.

La città di Pescara ha una sua forza economica ed un sua prospettiva di crescita che può produrre effetti  positivi  all'intero  territorio regionale, purché  stia dentro  una  visione  complessiva  ed interdipendente, non in contrapposizione con il Capoluogo di Regione. La nuova stagione politica, avviata con il Governo D'Alfonso, deve dare i segnali opportuni di cambiamento di strategia politica, con una proposta di sviluppo socio-economico che valorizzi le diversità e che includa i territori.

Credo, infine, che questa disputa,  portata avanti anche con argomenti strumentali e con toni sguaiati, stia tutta dentro il ceto politico e non interessi affatto i cittadini abruzzesi, che si aspettano solo di vedere una classe dirigente, politica ed imprenditoriale, impegnata a creare posti di lavoro, servizi sociali adeguati e condizioni di vita migliori, dalle città più grandi ai paesi più piccoli. Ognuno di noi, investito di una responsabilità pubblica, deve rispondere a queste aspettative e non ai desideri  di primati politici o territoriali effimeri.


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