Dedicato ai candidati privatisti degli anni passati, presenti e futuri

Riceviamo e pubblichiamo

28 Luglio 2011   09:32  

Per i più svariati motivi, ognuno di noi ha scelto di conseguire la maturità nell'A.S. 2010/11. Per tutti noi il motivo è diverso, ma il filo conduttore è uno: nel periodo in cui, "all'età giusta" avremmo dovuto presentarci alla maturità, le vicende più o meno gravi delle nostre vite, ce lo hanno impedito.

"E allora coraggio! Lo facciamo adesso, nonostante l'età, la famiglia, il lavoro, cerchiamo di prendere questo necessario famoso pezzo di carta".

Consapevoli delle difficoltà che avremmo dovuto sostenere sotto il profilo dell'impegno e che sarebbero potute sorgere, nel candidarsi come "privatisti", la maggior parte delle volte accolti da pregiudizi per la mancata frequenza della scuola pubblica, affrontiamo lo stesso questa sfida. Poco importa se i privatisti sono sufficientemente preparati, il criterio di valutazione è molto selettivo. Otteniamo, quindi, l'autorizzazione dall'Ufficio Scolastico Regionale a sostenere l'esame di maturità nell'A.S. corrente.

Con l'ansia alle stelle, ci presentiamo alla prima prova scritta e nulla faceva preludere quanto è poi accaduto.

Il team esaminatore apparentemente formato da persone tranquille, per intenderci di quelle a cui con fiducia, affidiamo l'istruzione e la complementarità dell'educazione dei nostri figli adolescenti, nascondeva due elementi anacronistici per le perle di saggezza di cui sono stati autori.

Al primo impatto negativo, ci siamo detti: "Niente paura ragà, siamo di fronte a una commissione d'esame, mica davanti ad una corte di giustizia!!! "

Proseguendo nelle prove, abbiamo capito che sì, era proprio come essere imputati di ignoranza, in un tribunale e con tanto di Pubblici Ministeri.

Hanno da subito mostrato una certa frustrazione nel gestire la commissione e gli esaminandi, sintomo di una certa impreparazione e pregiudizio. Ricordavano un po' il gatto e la volpe della nota favola di Pinocchio, perchè forastici e diffidenti! Non li descriviamo così perché siamo irriverenti, ma perché c'è una grossa distanza sotto il lato umano, come se quella cattedra rappresentasse un'invalicabile ostacolo alla comprensione. Un professore ha sentito il bisogno di decantare i propri pregi e competenze di quando era alunno, per proseguire con l'elenco delle qualifiche di prestigio possedute, per sentirsi forse più importante degli altri; l'altra poi, ha testualmente detto "Mi chiamano Hitler e quando andavo a scuola io, i figli di papà andavano avanti senza sapere niente, gli altri (categoria di cui evidentemente faceva parte) si dovevano arrampicare sugli specchi. Io ho dovuto crepare, devono crepare anche loro".

Queste sò soddisfazioni.

Il massimo è stato raggiunto quando, in un discorso di tolleranza e rispetto, perché il docente in questione l'aveva scoperta a bisbigliare con la compagna dietro, ha spostato di banco una candidata che presa dalla concitazione ha rivelato a tutti i presenti, senza volere, la malattia da cui è stata affetta.

La riflessione è che senza nulla togliere a tutti i docenti, di cui una delle più importanti prerogative è il giudizio insindacabile sulla preparazione degli alunni, essere leso nella dignità in maniera così dura chi si sottopone ad esami o frequenta la scuola pubblica, non vale un diploma. Oppure sanno di poterlo fare perché l'omertà di cui è impastata la società odierna, li rende sicuri al punto di potersi esporre in maniera così evidente, in assoluta tranquillità?

Il rammarico forte è che a soggetti come quelli descritti, siamo costretti ad affidare i nostri figli, per farne degli onesti, istruiti, corretti cittadini.

Perché, oltre al possesso dei titoli, non si tiene conto della capacità degli insegnanti di rapportarsi con gli alunni in maniera corretta e della loro professionalità?

Per la poca conoscenza che abbiamo della L. 81/2008 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, gli alunni sono equiparati ai lavoratori, ma se i sedicenti professori assumono questo atteggiamento, non danno l'impressione di essere dei mobber?

E i commissari in questione, erano al corrente della circolare ministeriale che invita gli esaminatori a mettere a proprio agio i candidati?

Alla pubblicazione degli esiti risulta: 12 bocciati su 19. La discussione è aperta.

Tanto era dovuto, per opportuna conoscenza degli organi competenti superiori locali del mondo della scuola, all'assessore reg.le per l'istruzione Paolo Gatti, a tutti i cittadini.

Profuss'ò chà non tutt' sò fess'i.


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