Delitto di Popoli, le sorelle dell'omicida: "Non può andare in carcere, gli staremo vicino"

09 Agosto 2013   10:01  

Sono ancora comprensibilmente sconvolte Katiuscia e Giorgia, le sorelle di Sante Corazzini, il 40enne che lo scorso martedì sera a Popoli ha accoltellato ed ucciso il padre Angelo, 65 anni, al termine dell'ennesima lite.

Katiuscia, 39 anni, era in bicicletta nei pressi della Villa Comunale, quando ha ricevuto una telefonata da parte del padre, che le diceva di essere stato accoltellato dal fratello. Il tempo di tornare a casa, e la donna ha trovato l'uomo in una pozza di sangue, mentre il fratello girava per casa urlando disperatamente.

"Non ci aspettavamo che nostro fratello potesse tornare ad uccidere, tanto più nostro padre", affermano Katiuscia e Giorgia, 34 anni, secondo le quali "é stata la malattia di nostro fratello a fargli commettere questa azione, e per questo motivo io mi sento di perdonarlo. Per guarire da questi disturbi non può andare in carcere, ma nemmeno stare in casa con noi. Ha bisogno di una struttura adeguata".

Le due donne, inoltre, convengono nel sostenere come, prima di spirare, il padre abbia chiesto loro di aiutare il fratello, così come egli aveva fatto negli anni precedenti, ossia da quando Sante, in carcere per omicidio, aveva ottenuto la grazia in virtù di disturbi psichichi e fisici, ed era stato affidato al genitore, i cui funarali sono in programma per domani pomeriggio.

L'avvocato Sergio Della Rocca, intanto, é già al lavoro per predisporre quanto prima accertamenti atti a stabilire l'incompatibilità di Sante Corazzini con la detenzione in carcere, in conseguenza dei disturbi già in passato acclarati.

 


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