Discarica di Bussi: come si usano i soldi per la bonifica?

08 Marzo 2011   14:44  

La Buongiorno non si vede dal mattino all'ennesima udienza preliminare per l'inchiesta sui veleni della discarica di Bussi. Il noto avvocato che assiste l'ex presidente Aca Bruno Catena, era atteso stamane in tribunale a Pescara, ma ha mandato un suo assistente. 

Intanto ancora un rinvio. Sono slittate, infatti, le due udienze previste per il 17 ed il 22, aggiornate al 2 e al 3 maggio, giorno in cui il Gip Luca De Niniis deciderà sui rinvii a giudizio per i 27 imputati. Slittamento inevitabile visto che il 17 marzo é la festa per l'Unità d'Italia ed il 22 é previsto uno sciopero degli avvocati. In merito all'udienza di stamane l'assistente della Buongiorno, l'avvocato Maurizio Parisi, ha esposto una lunga relazione a sostegno di Bruno Catena accusato di commercio di sostanze contraffatte o adulterate. Due le tesi principali: l'acqua distribuita sarebbe risultata sempre sotto i parametri di tossicità, anche se qui si é immescato un acceso dibattito con il Gip se certe cifre andavano arrotondate per eccesso o difetto; e poi, prendendo spunto da uno studio effettuato dall'Asl 1 di Milano sulle acque di falda, Parisi ha precisato che la concentrazione di veleni sarebbe tale da creare seri danni solo se si bevesse due litri di acqua al giorno per 70 anni. Presenti come sempre i rappresentanti delle associazioni ambientaliste impegnati a tenere desta l'opinione pubblica sul grave problema della bonifica ancora bloccata. In una nota a firma del comitato "Bussiciriguarda" una denuncia specifica sull'uso dei 50 milioni di euro stanziati dal Governo: "Soldi pubblici che servono per le aree interne al sito industriale per la loro reindustrializzazione - dichiara Paola Barbuscia - tra l'altro pare siano soldi presi dai fondi per il terremoto. Questo é molto grave perchè la Solvay grazie ai soldi pubblici  potrà mettere a disposizione la sua area per la realizzazione di una cosiddetta "cementeria" e la bonifica dell'area industriale rischia di essere condotta in deroga e sancita da una Conferenza di servizio formata al 95% da amministratori locali, che non hanno alcuna competenza tecnico-scientifica, potendo così sfuggire al controllo nazionale dell'Ispra." Quindi - conclude la nota - circa 300.000 cittadini della Valpescara continueranno a rimanere sottoscacco di veleni che percolano ininterrottamente nelle falde, nel fiume e nel mare, aggrumandosi come catrame infernale nei fanghi del nostro Porto-canale, rendendone drammaticamente difficile la rimozione. Come dire: inquinati contro inquinati, posti di lavoro contro posti di lavoro. E la salute di tutti, e l'ambiente, a farsi friggere.


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