Don Aniello attacca Roberto Saviano a Domenica In

01 Novembre 2010   11:30  

Si sono incontrati o forse è meglio dire incrociati sabato a Roseto degli Abruzzi, dove entrambi hanno ricevuto il Premio Borsellino per il loro contributo alla legalità e alla lotta contro la mafia.

Un contributo certamente diverso visto l'appartenenza a campi diversi di azione, ma invece di avere un atteggiamento di stima e rispetto reciproco, uniti anche dal premio che hanno condiviso, nel pomeriggio di domenica il prete anti-camorra - don Aniello Manganiello, ospite di Massimo Giletti a Domenica In, attacca il film ed il libro di Roberto Saviano.

Gomorra? E’ un film che ha gettato solamente fango su Scampia e su Napoli. Ha dato l’immagine nel mondo della nostra città e di Scampia negativa. Un’operazione da cassetta che non ha avuto rispetto per nessuno, per settantamila abitanti che fanno parte della municipalità di Scampia”.

Insomma il prete è stanco dello stereotipo di Scampia quale quartiere degradato e illegale, ostaggio della camorra, che ha permesso la popolarità del film così come quella del suo impegno. Viene però il dubbio che non sia il primo attacco allo scrittore, visto che il suo gruppo Facebook, riporta che ''Contro la camorra non c'è solo Saviano... C'è anche chi, come don Aniello Manganiello, parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza nel rione Don Guanella a Scampia, si è esposto in prima persona, è stato minacciato, ma ha continuato nella sua lotta alla camorra senza ricevere nè chiedere alcuna protezione''. Certo a lui invece della scorta è toccato il trasferimento nella capitale imposto, come dice, ''dalla Chiesa e dalla politica'' ma non è di questo che dobbiamo stare a disquisire. Piuttosto di cosa è lecito o non è lecito parlare, denunciare, rendere noto. Scrivere un libro riportando la realtà di un territorio non può essere strumentalizzato con l'accusa di creare uno stereotipo che rovina l'immagine di un luogo. Per un problema di 'immagine' troppe cose dovrebbero rimanere nascoste e allora non si tornerebbe a rivangare quel comportamento omertoso che da tanto cerchiamo di combattere per i principi di legalità e giustizia? E perchè, per quel problema di immagine, nemmeno le nostre 'Istituzioni' riescono a tenere un comportamento consono alla figura che rivestono?

L'omertà è un atteggiamento di ostinato silenzio volto a non denunciare reati più o meno gravi di cui si viene direttamente o indirettamente a conoscenza, celando l'identità di chi ha commesso un reato o circostanze utili alle indagini. Oggi si sta diffondendo l'idea che chi parla viene visto come colui che infanga il nome dell’Italia nel mondo, come chi specula sulle disgrazie della gente, fino a diventare colpevole di raccontare. Certo non è con il silenzio che si risolvono i problemi ed ora che finalmente ci stiamo scrollando di dosso lo stereotipo di italiani omertosi il nuovo concetto di omertà che si diffonde è quello di non volere conoscere.

 

Il suo attacco ha trovato molti consensi in studio, consensi che non ci stupiscono se pensiamo anche alle dichiarazioni fatte dal premier Silvio Berlusconi che poco tempo fa sostenne che “la Mafia è famosa grazie a Gomorra”.

Mi tornano in mente le parole di sabato di Saviano nei confronti di Borsellino, uomo stimato per l'impegno, per il metodo che ha fornito nella ricerca della verità e per '' la sua resistenza contro la diffamazione con la consapevolezza di chi sta facendo bene il proprio lavoro e non si lascia intimidire''.

emanuela bruschi


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