Donne schiavizzate e costrette a prostituirsi, sgominata organizzazione criminale di romeni

21 Gennaio 2014   11:43  

Ottantadue misure cautelari in Toscana, Abruzzo e Sicilia. E' il bilancio complessivo di un'offensiva contro la criminalita' condotta dalla Polizia di Stato.

Cinque le misure restrittive eseguite dalla Squadra mobile di Pescara per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni, violenza privata e minacce.

Accertato un giro d'affari di almeno 100mila euro al mese: le indagini, durate circa un anno, con il supporto della Squadra mobile di Chieti, hanno riguardato una pericolosa banda composta da romeni.

A Livorno la Squadra mobile, con l'ausilio delle questure di Firenze, Pisa, Prato e del Reparto Prevenzione Crimine Toscana, ha eseguito 29 misure restrittive per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, sequestro di persona, rapina aggravata, porto e detenzione illegali di armi, perpetrati nel periodo dal 2009 al 2012.

A Catania la Squadra mobile ha eseguito 48 misure restrittive nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione.

 A cosentire gli arresti a Pescara la colaborazione di una giovane ragazza romena ridotta in schiavitù e costretta a prostituirsi.

La ragazza che ha collaborato con gli investigatori, una ventenne vedova, "e' stata due volte coraggiosa, ha detto in conferenza stampa il dirigente della mobile Pierfrancesco Muriana, perche' si e' sottratta alla organizzazione e ha collaborato, e poi ha portato avanti la gravidanza e ha avuto un figlio".

E' stata oggetto di una "vera e propria compravendita" perche' e' stata tradita da una parente che l'ha venduta a un imprenditore italiano il quale diceva di avere un' agenzia per collocare braccianti e badanti.

E' partita con altre quattro ragazze, di cui tre finite in una localita' ignota e un'altra che e' arrivata con lei in Abruzzo ed e' finita nelle grinfie degli stessi sfruttatori.

La testimone di giustizia ha rivisto la connazionale dopo qualche giorno l'approdo a Pescara, ad aprile, ha notato che aveva la faccia tumefatta e ha saputo che non voleva sottostare ai suoi sfruttatori, ma poi e' scomparsa e ancora oggi non si sa che fine abbia fatto.

La romena che poi ha deciso di fuggire dal giro ha raccontato alla polizia di non aver mai ricevuto soldi, come compenso.

Aveva solo diritto a cibo e alloggio. E' stata salvata da un cliente a cui ha chiesto di non riportarla indietro e si e' rivolta all'associazione che poi l'ha seguita e aiutata, e il cui ruolo e' stato importante nella sua vicenda personale.

Questa mattina sono stati trovati due libri mastro della banda da cui emerge che le ragazze lavoravano tutti i giorni del mese e su una doppia fascia oraria, sia nel pomeriggio che di notte, nella zona a ridosso della pineta dannunziana e su via della Bonifica fino a San Silvestro.

Considerato il giro di affari (ogni ragazza portava a casa ogni giorno 900 - 1000 euro) si intuiscono i motivi degli scontri con l'altra banda e l'efferatezza delle azioni portate avanti per il controllo del territorio.

Trovato anche un borsello con 1.500 euro, ritenuti il provento della attivita' illecita.

Le indagini proseguono anche per capire come abbia fatto la banda a rintracciare la romena, che era gia' lontana da Pescara, e per tentare di rintracciare l'altra romena.

Uno degli arrestati, il presunto capo, deve scontare una pena di 5 anni e sei mesi per furti di rame e questo e' uno degli elementi che fa ritenere che il gruppo, presente a Pescara almeno dal 2011, si occupasse anche di altro, e non solo di prostituzione.

Dei cinque destinatari delle misura cautelare (tra cui una donna), uno e' latitante.

 


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