Dopo tanta acqua passata sotto i ponti, la riforma del ciclo idrico

26 Marzo 2011   13:47  

Quanta acqua sotto i ponti è passata, mentre la politica annunciava come imminente la riforma del ciclo idrico integrato. Ieri è stata dunque una seduta del consiglio regionale da ricordare, perchè ha finalmente licenziato l'attesa legge di riordino, pressata dalla scadenza del 31 marzo, per scongiurare il rischio di dover ricorrere, nell'affidamento del servizio, alla gara, con la possibilità di aprire le porte ai privati.

La riforma del ciclo idrico integrato, approvata con il voto contrario delle opposizioni, prevede l'accorpamento e la sostituzione dei sei enti d'ambito che programmano, controllano e affidano in gestione, con un unico nell'Ente regionale servizio idrico, presieduto dall'assessore regionale al ramo, con un consiglio composto dai quattro presidenti delle Province.

Sono costituite, poi, quattro assemblee provinciali dei sindaci, chiamate ERSI presieduta ognuna dal presidente della Provincia, che avranno il compito di programmazione e affidamento del servizio.

L'ente regionale servizio idrico competerà la omologazione delle decisioni assunte dalle assemblee provinciali e il controllo sulle società di gestione. Oltre alla riduzione dei costi e all'ottimizzazione del servizio e dei controlli, ha spiegato l'assessore Angelo Di Paolo, uno degli effetti della riforma sarà l'avvio di una tariffa unica in tutta la regione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione. Tra i principi fondanti il controllo delle società di gestione, che rimarranno 6 ma dovranno sottoporre preventivamente ogni atto all'Ato.

Tra sei mesi, le norme di attuazione della riforma. Si prevede la nomina di un Commissario unico straordinario che avrà il compito di attuare la riforma mettendo in atto tutte le procedure per la costituzione di un unico Ato.

PD: VOLEVAMO AVREBBE VOLUTO UNA RIFORMA DIVERSA

Il Partito democratico avrebbe voluto tutt'altra riforma per il servizio idrico integrato, rispetto a quella approvata ieri dal Consiglio regionale, e avrebbe preferito un'attribuzione di poteri ai Consigli provinciali anziche' ai presidenti delle Province, ma con gli emendamenti proposti proprio dal Pd e approvati in aula ritiene di aver raggiunto dei risultati soddisfacenti.

Ne hanno parlato questa mattina, in conferenza stampa, i consiglieri regionali Claudio Ruffini e Marinella Sclocco, insieme al segretario regionale del partito, Silvio Paolucci, i quali intravedono nelle scelte della maggioranza di centrodestra il rischio di privatizzazione del settore, considerato che "attorno all'acqua girano 120 milioni di euro".

"La Regione - ha spiegato Ruffini - ha ignorato la nostra proposta di legge, simile a quella della Lombardia, per cui abbiamo cercato di migliorare il testo portato avanti dalla giunta Chiodi. Abbiamo presentato 24 emandamenti e 20 sono stati accolti".

Attraverso le modifiche che portano la firma del Pd il nuovo soggetto d'ambito che si andra' a creare in Abruzzo, denominato Ersi (Ente regionale per il servizio idrico integrato), non si occupera' di gestione ma solo di programmazione e controllo.

I detentori delle decisioni - ha spiegato Ruffini - saranno i Comuni e si e' fatto in modo che del Cda dell'Ersi facciano parte anche un sindaco per ogni provincia. Il patrimonio, poi, resta nella disponibilita' dei Comuni e non potra' essere trasferito alla Regione.

Quanto al commissiario il Pd avrebbe voluto che i suoi poteri fossero limitati a 90 giorni, ma e' rimasta la previsione iniziale di 180 giorni. Per quanto riguarda il referendum sull'acqua, il testo prevede che non potranno essere assunte iniziative che vadano a pregiudicare l'esito referendario".




 

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