Droga scambiata in alto mare, arresti in tutta Italia

Operazione ''Oltralpe''

10 Febbraio 2009   13:49  

Un'organizzazione italo-albanese che si occupava del traffico di droga e' stata smantellata dalla squadra mobile di Pescara con un'operazione, denominata 'Oltralpe', disposta dalla Procura distrettuale antimafia dell'Aquila, con 23 misure cautelari in carcere e 21 sequestri preventivi di beni per un valore di oltre un milione di euro. Dei 23 arresti 19 sono stati eseguiti nelle prime ore del giorno e quattro mancano ancora all'appello. Le indagini hanno preso il via nel 2007, dopo un maxi sequestro di droga avvenuto a Lione, in Francia, quando un narcotrafficante diretto a Pescara fu fermato per eccesso di velocita' e la squadra mobile di Pescara scopri' che nell'auto c'erano 3 chili di cocaina. Proprio da quel sequestro ha preso il nome l'operazione di oggi. Da allora i sequestri di droga effettuati dagli uomini della mobile di Pescara, con il sequestro dei corrieri di questa organizzazione, sono proseguiti e complessivamente sono finiti nelle mani della questura circa 42 chili di sostanze stupefacenti. In questo modo, ha spiegato il dirigente della mobile, Nicola Zupo, si e' fatto in modo che il canale albanese di approvvigionamento si inaridisse, costringendo i pescaresi a rivolgersi ad altri mercati, come quello campano. Gli albanesi che vendevano droga agli italiani hanno cominciato a non fidarsi, a causa dei continui sequestri, e hanno anche pensato di effettuare una consegna in alto mare attraverso la barca a vela 'Atlantide 42', oggi sequestrata dalla mobile al porto turistico di Pescara. Parlando delle persone arrestate, Zupo ha detto che si tratta del 'primo livello', mentre quelli di cui ci si e' gia' occupati o ci si occupera' sono 'il livello inferiore'. I 23 indagati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti con l'aggravante dell'ingente quantita', e per la prima volta e' stato ipotizzato per alcuni degli arrestati il reato di concorso esterno in associazione, generalmente ipotizzato nei casi di mafia. Questo perche' c'erano personaggi che seppur esterni all'organizzazione soppiantavano in quattro e quattr'otto i malviventi fermati dalla polizia. Tra i beni sequestrati ai fini della confisca ci sono 12 macchine (tra cui una Jaguar) e due motocicli, acquistati con i proventi di attivita' illecite.

A coordinare le indagini è stato il sostituto procuratore distrettuale Fabio Picuti, che ha chiesto e ottenuto dal Gip distrettuale presso il Tribunale dell'Aquila, Giansaverio Cappa, le misure cautelari in carcere nei confronti dei 23 indagati, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, con l'aggravante dell'ingente quantità. Questi i nomi: gli albanesi Raida Kollobani, 32 anni; Julian Priska (29) e Armando Gashi (24), residenti a Morro d'Oro (Teramo); Musa Musej (31); Indrit Tafili (26), residente a Riccione; Kleanthi Nici (57), Leonard Koraqi (39), Liljana Nici (48), Ledio Nici (22), residenti ad Ancona; Erion Nici (25), residente a Livorno; Roxhen Velja (24), residente a Pescara; Erald Mustafà (23), residente a Rimini; Sulejman (42), residente a Roseto degli Abruzzi (Teramo); Silvana Musej (28), residente a Boves (Cuneo). Poi i pescaresi Giulio Di Pietro (36), Alessandro Di Simone (50), di Montesilvano (Pescara), Andrea Simone (35), Diego Buta (38), Eleonora Betti (22). Quattro albanesi, destinatari di misure cautelari, sono sfuggiti alla cattura.

L'organizzazione smantellata oggi aveva due referenti italiani, e cioe' Giulio Di Pietro e Alessandro Di Simone, detto 'La Scimmia', il primo di Pescara e il secondo di Montesivano (Pescara), ritenuti dei grossisti di droga. A loro era destinato lo stupefacente in arrivo da Albania e Olanda e poi indirizzato al territorio di tutto l'Abruzzo e alla provincia di Ascoli Piceno. I loro collaboratori si occupavano di fare da vedetta, seguire i pagamenti, spacciare e altro ancora. Per evitare i contatti telefonici Di Simone e' anche andato in Albania, stabilendo coi suoi interlocutori che la droga sarebbe stata consegnata in alto mare e concordando anche le coordinate dell'incontro. Gli albanesi, a loro volta, sono venuti in Italia e un incontro in un centro commerciale e' stato ripreso dalla polizia. Le indagini hanno portato ad intercettare circa 100 utenze telefoniche e gli indagati sapevano di essere ascoltati tant'e' che cambiavano di volta in volta utenze o usavano telefoni pubblici e codici concordati. Da 'Oltralpe', che e' l'indagine madre, ne sono scaturite altre, come quella che a novembre ha portato all'operazione 'Ancora', con l'esecuzione di 16 misure cautelari

 

 

 

 

 


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