Finmek: ancora pochi giorni di cassa integrazione

La presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, e il Sindaco Massimo Cialente suonano la sveglia al governo e ai parlamentari abruzzesi sulla questione Finmek. In una lettera inviata al  Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, al Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi e ai parlamentari abruzzesi, Comune e Provincia ricordando che il 31 agosto scade il termine per la cassa integrazione, senza che il governo abbia mai riunito il tanto invocato tavolo nazionale per risolvere  il futuro degli stabilimenti aquilano e peligno.“Siamo ormai agli sgoccioli e il silenzio del governo e di alcuni parlamentari, che si erano impegnati a districare la complicata matassa,  è  preoccupante – afferma la presidente Pezzopane - Dopo la bocciatura da parte del centrodestra dell’emendamento con cui si chiedeva la proroga della cassa integrazione, i parlamentari dell’attuale maggioranza si erano impegnati ad attivarsi presso il governo,  assicurando che la soluzione della vertenza Finmek sarebbe stata immediata e che tutto si sarebbe risolto grazie ad un provvedimento governativo. Allora si fece riferimento anche al decreto Alitalia e ad altri provvedimenti. Ma a pochi giorni dalla scadenza improrogabile degli ammortizzatori sociali, tutto tace e allora vorremo chiedere ai tanto zelanti parlamentari se possiamo contare ancora sulle loro assicurazioni o se questo prolungato silenzio sia premonitore di qualche imbarazzante decisione del governo.Comune e Provincia hanno fatto finora tutto il necessario, andando oltre le proprie competenze e riuscendo ad individuare anche partner industriali disposti a valutare un investimento sul territorio. Abbiamo chiesto più volte al nuovo Governo, in realtà lo stesso da cui abbiamo ereditato questa dolorosa situazione, di occuparsi di Finmek ed indicarci tempi e modi di una non rinviabile negoziazione nazionale. La storia la conoscono bene, è la stessa che negli anni in cui ha guidato il paese, hanno accuratamente schivato.

Non vorremo che il registro sia ancora una volta lo stesso di allora”.