Fisco, smantellato piano di evasione milionaria nel pescarese

12 Ottobre 2010   15:30  

Al termine di un anno di indagini sotto la direzione del sostituto procuratore Barbara Del Bono, la Guardia di finanza di Popoli (Pescara) ha scoperto e smantellato un piano finalizzato a sottrarre ingenti somme di denaro all'Agenzia delle Entrate, all'Inps e all'Inail. Sono sette le persone coinvolte, a vario titolo, per diversi reati che vanno dalla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti all'emissione di fatture per operazioni inesistenti ed alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Quattro di queste persone, tutte tra i 43 e 57 anni, sono residenti a Manopello, uno a Pescara ed uno a San Giovanni Teatino. Le indagini hanno riguardato i comuni di Manoppello, Scafa, Chieti, San Giovanni Teatino e Pescara. In base a quanto accertato dalla Finanza nell'ultimo quinquennio sono state emesse fatture per operazioni inesistenti pari a circa 2milioni e 700 mila euro, non sono stati dichiarati redditi per 718.000 mila euro e si sarebbero verificate violazioni all'IVA per 500 mila euro. Venti partite IVA, poi, sono state segnalate all'Agenzia delle Entrate per il provvedimento di chiusura. A capo del giro c'era un uomo di Manoppello che ha coinvolto un gran numero di stranieri, residenti in Slovacchia, reclutati come maestranze da impiegare nel settore edile con la promessa di un compenso mensile, vitto e alloggio, ma poi utilizzati per scopi diversi.

Le indagini della Finanza sono scaturite da una serie di verifiche fiscali eseguite nei confronti di 25 tra societa' e ditte individuali, coinvolte in un vasto giro di imprese inesistenti, che erano formalmente intestate a prestanomi slovacchi. Tutte queste realta' sono risultate di fatto riconducibili ad un unico soggetto di Manoppello, operante in Abruzzo e nelle Marche. L'uomo reclutava gli stranieri in Slovacchia e all'arrivo in Italia queste persone dovevano firmare una serie di documenti, finalizzati a formalizzare la richiesta di attribuzione di nuove partite IVA. Attratti dal miraggio della regolarizzazione e non conoscendo bene l'italiano gli slovacchi firmavano, assolutamente ignari di cosa ci fosse dietro, ma cosi' facendo si sono ritrovati ad essere titolari di ditte individuali o legali rappresentanti di societa'. Le ditte, tutte costituite da soci di nazionalita' prevalentemente slovacca ma riconducibili all'uomo di Manoppello, erano state create per appaltare lavori edili. I lavori venivano effettivamente eseguiti dagli slovacchi, che pensavano di essere stati regolarmente assunti dall'imprenditore italiano il quale incassava e fatturava gli importi ricevuti in nome e per conto delle societa', di fatto inesistenti. Attraverso il giro di fatture messo in piedi con questo meccanismo si generavano falsi costi e si conseguivano indebite detrazioni d'imposta, evitando il pagamento di ogni spettanza contributivo-previdenziale per i lavoratori stessi.


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