Fiume Pescara, Allegrino: "Chi può e non agisce diventa responsabile, anche la Provincia di Pescara"

16 Novembre 2011   17:24  

“Il rischio esondazione del fiume Pescara - afferma in una nota il consigliere provinciale Antonella Aleggrino - ventilato come ipotesi dopo le tragedie di Liguria, Campania e Toscana è ancora più concreto di quanto sia stato immaginato, se a rilanciarlo sono voci autorevoli di organismi preposti a prevenirlo ed evitarlo, l’ultima quella del commissario del bacino Aterno-Pescara, l’architetto Adriano Goio. Voce che si è aggiunta ad altre altrettanto importanti e direttamente chiamate ad agire sul fiume, come la protezione civile, l’autorità marittima, la Provincia e il Comune di Pescara. Si muova la Provincia, per quelle che sono le sue competenze, perché ad oggi non lo sta facendo. Diventi portatrice della richiesta dei finanziamenti che cita il commissario Goio, indispensabili per la messa in sicurezza del fiume, perché al territorio già toccato dalla crisi, altre piaghe non servono. Ripristini l’ente, un controllo che sul fiume non fa e progetti in grado di guarirlo dai mali che lo affliggono, così com’è nelle sue prerogative, facendolo diventare fruibile in quanto parte integrante del territorio e soprattutto sicuro, affinché possa divenirne occasione di rilancio."

"Serve iniziativa - continua il consigliere Aleggrino - per evitare che l’inerzia istituzionale che domina da anni non sia solo utile a trincerarsi dietro gli allarmi sugli imponenti danni che provocherebbe a tutto il territorio circostante un’esondazione del fiume, nelle condizioni in cui si trovano il suo alveo e le sponde e soprattutto con lo sbarramento sul porto canale di Pescara. I soggetti che ne hanno competenza e autorità mettano in cantiere interventi concreti o chiedano con forza risorse per iniziative positive perché vengano cantierate tutte le attività necessarie sull’intera asta fluviale, a cominciare dalle sponde che vengono spesso drammaticamente saccheggiate della vegetazione come sta accadendo nell’ultimo tratto, a seguire lungo il corridoio fluviale e per finire al porto e alla diga foranea, che rappresentano il vero pericolo, perché oggi fanno da sbarramento al fluire dell’acqua. Altrimenti, nello sciagurato caso in cui l’allarme dovesse materializzarsi e provocare i danni temuti, tutti dovranno ritenersi responsabili”.


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