Forti, Fieri e Determinati nell'Immenso Dolore di una Città.

Anche il Premier Conte Tra gli Aquilani. "Abbiamo il Dovere della Memoria"

06 Aprile 2019   06:49  

La via illuminata solo dalle fiaccole, bagnata solo dalle lacrime dei tantissimi aquilani che tutti gli anni nonostante il freddo ed il dolore sfilano per le vie della distruzione con fierezza, forza e determinazione.

La compostezza dei nostri cittadini ha commemorato per la decima volta le 309 vittime del terremoto, i cari che non ci sono più, che se ne sono andati in modo tragico e prematuro.

Alle 3.32 di quel 6 aprile 2009, dopo due anni di fiaccanti scosse, la furia del sisma colpì più forte che poteva e spezzava tante vite non facendo alcuna distinzione tra giovani e anziani, donne e bambini.

Anche quest'anno al dolore di una città, di un territorio si è unito quello di tanti altri familiari di vittime di eventi tragici, a percorrere con le fiaccole accese le vie cittadine c'erano anche le persone colpite da altri disastri, da Amatrice a Rigopiano, dall'Emilia a Viareggio, a San Giuliano di Puglia.

Ad aprire il corteo lo striscione dei familiari delle vittime con la scritta 'Per noi, per loro e per tutti' e con un lenzuolo con i nomi dei 309 morti del sisma. "Il nostro impegno in questi dieci anni si può sintetizzare nello slogan 'cercare giustizia e trovare la legge', due principi che spesso non coincidono - spiega Antonietta Centofanti, presidente del comitato vittime della Casa dello Studente -. Il nostro stato d'animo? Ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo, il terremoto per noi è sempre, ce lo abbiamo dentro tutti i giorni, non è ritualità una volta l'anno. La ricostruzione? Quella privata è avanti, quella degli edifici pubblici, in particolare le scuole, è ferma al palo, comunque, è stato fondamentale aver riportato i bambini in classe subito". Oltre al profondo dolore e alla commozione per le perdite umane e per le gravi ferite non del tutto rimarginate - che raggiunge il culmine nella lettura dei nomi in piazza Duomo e nei 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, riaperta al culto il 6 dicembre scorso alla presenza del Capo dello Stato - nella commemorazione del decennale si respira voglia di riscatto e di rinascita di una città che vuole tornare più bella di prima: in questo senso, il sentimento è interpretato dalle parole del sindaco che, rispetto ai reportage troppo negativi che hanno dato all'Italia e al mondo l'immagine di "una landa desolata, popolata di disperati, folli che hanno perso la fiducia, un narrazione ingenerosa, in alcuni casi addirittura falsa", ha rivendicato, sia pure tra le difficoltà, la condizione di territorio "in rigenerazione", di "città rimarginata" che non può e non deve essere considerata "una vergogna nazionale". 

A sfilare tra i cittadini anche le autorità e il Premier Giuseppe Conte che ricorda il dovere più grande che spetta allo Stato:

"Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria. Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale". - e poi continua - "Abbiamo lavorato a un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio contro i rischi del dissesto idrogeologico, intervenire successivamente è sempre peggio che intervenire prima. Sono già stati stanziati tre miliardi per quest'anno, che sono stati distribuiti alle Regioni, per il prossimo triennio sono stati stanziati 11 miliardi. Abbiamo inserito alcune norme per la ricostruzione nel decreto sblocca-cantieri, approvato due settimane fa, il Governo ha nominato il Commissario straordinario, ha un delegato che costantemente segue il processo e i problemi legati alla Ricostruzione. Non è un caso che la mia prima visita istituzionale sia stata in una zona terremotata del Centro Italia. È stata una visita dal grande valore simbolico", ha concluso.

Il corteo partito alle 22,30 da via XX settembre è arrivato composto fino a piazza Duomo intorno alla mezzanotte con la struggente sosta davanti al piazzale dove c'era la Casa dello Studente nella quale sono morti otto giovani universitari. Poi la messa nella chiesa del Suffragio celebrata dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell'Aquila e, nella notte, la veglia di preghiera 'Aspettando le 3,32', animata dalla Congregazione Salus Populi Aquilana. Ed infine alle 3 e 32 l'ascolto dei 309 rintocchi in ricordo delle vittime del sisma del 2009.


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