Una società abruzzese avrebbe simulato attività commerciali reali per ottenere fondi pubblici e Ue, portando a dieci indagati e ingenti sequestri preventivi.
Un’azienda apparentemente in forte espansione, sostenuta da bilanci regolari e da una documentazione che ne descriveva un’attività commerciale solida e credibile. È da questa facciata, ritenuta ingannevole dagli investigatori, che prende avvio la complessa indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Pescara, culminata ieri nel sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per oltre 3,5 milioni di euro, su disposizione del gip del Tribunale di Pescara e su richiesta della Procura Europea (EPPO).
Il provvedimento ha interessato un ampio ventaglio di beni: numerosi rapporti bancari, un immobile, denaro contante e diversi oggetti di valore, questi ultimi stimati in circa 230mila euro. L’inchiesta, che coinvolge dieci persone attualmente indagate, ipotizza un profitto illecito pari a 3,7 milioni di euro, di cui 500mila provenienti da fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
L’indagine trae origine da una verifica fiscale avviata nei confronti di una società a responsabilità limitata, selezionata a seguito delle analisi di rischio effettuate dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie delle Fiamme Gialle. Secondo quanto ricostruito, l’azienda avrebbe simulato una serie di operazioni economiche prive di reale consistenza, costruendo così un quadro contabile fittizio utile a ottenere contributi pubblici e fondi europei negli anni 2021 e 2022.
Gli investigatori ritengono che la società abbia presentato alla SIMEST SpA documentazione falsificata, tra cui bilanci artefatti e attestazioni considerate non veritiere, con l’obiettivo di accedere a finanziamenti e prestiti garantiti dal Medio Credito Centrale – Banca del Mezzogiorno. L’intero sistema sarebbe stato orchestrato da un presunto gruppo criminale dedito a truffe, riciclaggio e autoriciclaggio dei profitti illeciti, sfruttando le misure di sostegno pubblico attivate nel periodo post-pandemico.
La Procura europea prosegue ora l’attività di approfondimento per definire il ruolo dei singoli indagati e verificare l’eventuale estensione del sistema fraudolento ad altre realtà societarie del territorio.