Gabrielli rassicura: in Italia siamo preparati alle radiazioni

Sette italiani su dieci contrari al nucleare

15 Marzo 2011   16:28  

”Nel nostro Paese esiste un piano nazionale per le misure protettive da emergenze radiologiche, che consente di rispondere, io ritengo in maniera adeguata, a questi rischi”.

Lo ha detto il capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale Franco Gabrielli rispondendo ai giornalisti sull’emergenza Giappone.

“Il piano – ha aggiunto – fa riferimento al fatto che nel nostro Paese non ci sono centrali nucleari.

In Europa ce ne sono quasi 150, di cui 13 stanno a ridosso dei nostri confini e, cioè, nel raggio di 200 km dai nostri territori e, quindi, in un’ipotesi, ad esempio, di classificazione 6 della scala Ines (scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici ndr.) ci sarebbero significativi ritorni sul nostro territorio”. Territorio, ha aggiunto, monitorato “da un sistema che vede in Ispra, l’Istituto di protezione del ministero dell’Ambiente, il punto di avviso internazionale.

Esiste poi  un piano sanitario che, laddove arrivassero delle radiazioni provenienti dalle centrali nucleari che sono a ridosso del nostro territorio (sei in Francia, quattro in Svizzera, due in Germania, una in Slovenia), prevede l’attivazione della iodioterapia. Una profilassi che deve avvenire entro 24 ore dalla possibile contaminazione”.

Nucleare, 68,4% degli italiani contrari alle centrali

Sette italiani su dieci sono contrari alla costruzione di centrali nucleari. Lo rivela un sondaggio realizzato da Fullresearch nei giorni dell’emergenza degli impianti in Giappone dove c’è il rischio di una nuova Chernobyl a seguito dei danni provocati dal terremoto. Il 68,4% dei mille intervistati si è detto contrario alla costruzione in Italia di centrali nucleari, mentre il 20,3% è favorevole. Il restante 11,3% non ha ancora sviluppato un’opinione al riguardo o preferisce non rispondere.

Il dato è indicativo se si considera che tra tre mesi, il 12 giugno, gli italiani saranno chiamati a votare il referendum abrogativo sul piano del governo per il ritorno al nucleare. Il quesito era stato presentato dall’Idv per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno.

Nel quesito referendario ai cittadini è chiesto: “Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”.

Lo scorso dicembre la Corte di Cassazione aveva accolto l’iniziativa, dopo che la Corte Costituzionale a giugno aveva respinto i ricorsi presentati da 10 regioni (Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria) contro la legge delega del 2009 che disciplina la localizzazione e l’autorizzazione agli impianti nucleari nel nostro paese.



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