Giardino degli angeli e la biopolica sul corpo e la libertà delle donne

05 Gennaio 2012   13:38  

Dopo tanti anni fa scuola forse il contestatissimo monumento ai bambini mai nati dell'Aquila, voluto nel 1990 da padre Nicola D'Ascanio, implicato poi in una torbida inchiesta giudiziaria con l'accusa di violenza sessuale  ai danni di un minore.

A Roma sarà realizzato infatti il Giardino degli Angeli spazio verde dedicato ai bambini mai nati, all'interno del cimitero Laurentino. 

L'area, di circa 600mq, sarà riservata per la sepoltura dei corpi di quei bimbi che non sono mai venuti alla luce a causa di un'interruzione di gravidanza spontanea o terapeutica. A dare il via ai lavori questa mattina, il vicesindaco Sveva Belviso, il presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti, il presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta e il viceparroco della chiesa San Romualdo Abbate, don Saju, che ha benedetto l'area. 

Promosso dall'assessorato capitolino alle Politiche sociali e da Ama, il progetto risponde all'obiettivo di assicurare un luogo di sepoltura ai corpi dei bimbi non nati i cui corpi, in mancanza di richiesta esplicita di seppellimento, vengono smaltiti alla stregua di rifiuti ospedalieri. 

Le normative vigenti ad oggi non consentono di delineare un quadro organico per il trattamento dei feti e dei bambini mai nati che possa armonizzare la disciplina di una questione così complessa e delicata con la sensibilità di ciascun individuo su questo tema. Il giardino, dove oggi vengono piantumate delle camelie bianche, sarà custodito simbolicamente da due statue di marmo raffiguranti un angelo, simbolo di innocenza e purezza. 

«In questo modo i genitori che lo vorranno potranno dare una sepoltura ai corpicini dei bimbi che non hanno mai visto la luce - dice Belviso - Il progetto non vuole in alcun modo intaccare i principi sanciti dalla legge 194 del '78 sull'aborto, ma vuole dare una risposta alle richieste di coloro che con il seppellimento del loro bimbo intendono restituire valore a quel feto che altrimenti verrebbe violato perchè considerato rifiuto ospedaliero». «È un' iniziativa che ci ha coinvolto molto a cui teniamo particolarmente''

 

Ovviamente l'iniziativa non poteva non essere letta come una chiara azione anti-aborstista e clericale. A seguire un articolo molto significativo di Luisa Pronzato di www.zeroviolenzadonne.it

''Silenzio. Nel silenzio affiorano orrore, dolore, consolazione, pietà. Non so dove portare i sentimenti (il sentire) leggendo la notizia del cimitero per i bambini mai nati. Non so dove mettere emozione e razionalità. La leggo, la rileggo. E dico e mi contraddico. Dico appunto il suono atroce che mi evoca.
La leggo come una violenza sulle donne. La sento percependo il moralismo nel quale siamo ripiombati.Per generazione non ho completamente abbandonatole le ideologie, ricordo che l’interruzione della gravidanza assistita è stata una conquista per nulla leggera. Assistita, ricordo. Rubata e portata via, con una legge, da mammane e medici senza scrupoli che sul corpo delle donne e su una scelta così violenta quanto dolorosa hanno lucrato.
Silenzio. Contraddico con il pensiero che quella camelia tra due angioletti possa nascere dal desiderio di sanare il dolore di una donna che ha perso un figlio e non voleva perderlo.
Un gesto di pietà per chi non ha dove piangere? Un gesto di solidarietà per quelle donne che quelle gravidanze hanno voluto interrompere?
Vi prego, fate ancora silenzio. E nel silenzio mi chiedo: che cosa rappresenta quella lapide bianca?
Un punto di unione verso un bambino che non c’è o una fonte di colpa? La consolazione o la perpetuazione di un dolore? Quel camposanto benedetto oggi che cosa dice a una donna: che è stata inadeguata per non essere riuscita a portare a termine la gravidanza o colpevole per aver voluto interromperla?
Già che volontà? Mi chiedo vedendo (con lo sguardo del ricordo) ragazze ed extracomunitarie nella sala di attesa di un ambulatorio. L’insicurezza della “scelta”, il dolore della scelta girava dalle dita che sgualcivano la scheda medica al cappottino striminzito, dalle occhiaie alla tuta di un bambino. E forse anche un altro. Interrompere la gravidanza era certo una scelta. E anche un diritto. Un momento di autodeterminazione. Responsabile e cosciente (scusate, l’ho ammesso, non posso non essere politica)
E quindi il pensiero (razionale) passa dalla consolazione al dolore che potrebbe dare quella camelia alla perpetuazione del dolore che quei fiori e quegli angeli potrebbero additare. Li vedo, quegli angioletti prendere il ghigno di un atto politico, voluto per tenere aperto il tema della colpa. Sento un male fisico, misto di indignazione. No, adesso urlo. La giustificazione (in mancanza di richieste esplicite il feto viene smaltito come normale rifiuto ospedaliero) mi fa gridare. Zitti, non posso non essere politica.
Era proprio necessario? Chissà quanti altri discorsi si aprono intorno a quel pezzo di terra inaugurato oggi al Laurentino di Roma? Quali altre facce ha oltre a quelle su cui mi sto lacerando io?
Questa è un’occasione per parlarne…''

 


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