Ottaviano Del Turco non avrebbe mai immaginato, all’indomani della squillante
vittoria elettorale del 2005, di trovarsi, dopo soli tre anni, a capo d’una
coalizione destinata a spegnersi per propria consunzione, ormai sorda anche ai suoi
burberi richiami di padre nobile (decaduto). Il rimpasto parziale di Giunta, costato
un mese e mezzo di stucchevoli pantomime, non ha risolto alcuno dei problemi di
rilancio dell’attività dell’esecutivo, che vede peraltro crescere intorno sé la
sfiducia della gente e dei propri stessi alleati, che annusata l’aria cercano di
meglio posizionarsi per il futuro. E che dire dell’Italia dei Valori, che
dall’appoggio esterno e dal rifiuto di incarichi è passata alle odierne feroci lotte
intestine per una traballante poltrona alla Formazione professionale (si dice), che
mai come in questa legislatura è stata così trascurata e penalizzata. A questo il
punto il Presidente, dato il rischio che arrivi un commissario da Roma, ha pensato
bene di “commissariarsi” da solo, sottraendo agli assessori tre importanti deleghe e
cercando così di tenere insieme una coalizione distratta (verso gli interessi
collettivi) e litigiosa (verso i propri).