Housework, Picardi chiede assoluzione D'Alfonso e condanna Dezio

20 Marzo 2015   15:50  

Ha preso il via, questa mattina, davanti alla Corte d'Appello dell'Aquila l'udienza riguardante l'inchiesta denominata "Housework" su presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune di Pescara, che il 15 dicembre 2008 porto' all'arresto dell'attuale governatore abruzzese Luciano D'Alfonso, all'epoca dei fatti sindaco del capoluogo adriatico, del suo ex braccio destro Guido Dezio e dell'imprenditore Massimo De Cesaris. In primo grado la vicenda si concluse con l'assoluzione di tutti e 24 gli imputati.

Il ricorso pero' riguarda la posizione di D'Alfonso e di altre 17 persone. Il procuratore generale Ettore Picardi, oggi, ha chiesto l'assoluzione per tutti gli imputati relativamente alla maggior parte dei capi di imputazione oggetto del ricorso; per sei accuse ha invece chiesto la prescrizione.

Solo per Dezio, inoltre, ha chiesto una condanna di 2 anni e 6 mesi relativamente pero' al reato contestato al capo B, cioe' tentata concussione.

Da questa accusa, riguardante la gestione del bar del Tribunale di Pescara, Dezio era stato assolto in primo grado.

La prossima udienza si terra' il 30 marzo e in quella occasione e' prevista anche la sentenza. A fare ricorso contro l'assoluzione di D'Alfonso, coinvolto nei fatti in qualita' di sindaco di Pescara, emessa in primo grado dal Tribunale di Pescara l'11 febbraio 2013, il pm Gennaro Varone.

Il ricorso riguarda poi Guido Dezio, Massimo De Cesaris, Angelo De Cesaris, Pierpaolo Pescara, Fabrizio Paolini, Rosario Cardinale, Giacomo Costantini, Nicola Di Mascio, Pietro Colanzi, Alberto La Rocca, Carlo Toto, Alfonso Toto, Giampiero Leombroni, Marco Mariani, Francesco Ferragina, Antonio Dandolo, Vincenzo Cirone. L'appello, inoltre, non riguarda tutti i capi di imputazione.

Gi imputati erano accusati, a vario titolo, di reati che vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione, alla concussione, alla tentata concussione, all'abuso, al peculato alla truffa, al falso, all'appropriazione indebita.

In primo grado il pm aveva chiesto per D'Alfonso e Dezio sei anni di reclusione, due anni e sei mesi per gli imprenditori Toto.

Vari i filoni dell'inchiesta, tra cui l'appalto per le aree di risulta e quello relativo al project financing dei cimiteri cittadini. 

Nello specifico, il pg Ettore Picardi ha chiesto la conferma dell'assoluzione emessa in primo grado per l'accusa di associazione per delinquere e, tra le altre cose, relativamente alle vicende riguardanti l'area di risulta e i regali (cene, viaggi, biglietti aerei) della famiglia Toto a D'Alfonso, il servizio di vigilanza del Tribunale di Pescara, il biglietto aereo per Almeria per il figlio dell'ex sindaco, la pubblicita' istituzionale.

Gli episodi per cui ha invece chiesto il non doversi procedere in quanto estinti per intervenuta prescrizione sono relativi alla villa di Lettomanoppello dell'ex sindaco, all'appalto per l'affidamento del calore al Tribunale di Pescara e al project financing dei cimiteri cittadini.

Per questi episodi in primo grado c'era stata l'assoluzione. La sentenza della Corte d'Appello, presieduta dal giudice Luigi Catelli (giudici a latere Aldo Manfredi e Armanda Servino), e' prevista per il 30 marzo prossimo. 


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