I Maggio da record: disoccupazione italiana all'8,8%

Emergenza lavoro

01 Maggio 2010   08:00  

Se si vuol dire buona festa del lavoro che lo si dica pure, ma stando attenti a chi si indirizza l'augurio. Per molti non c'è nulla da festeggiare, anzi, la sensazione è più quella di celebrare la sconfitta.

Il 1 Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere né geografiche, né sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. Era il 1867, e 143 anni dopo, i dirtti sono ancora tutti da rivendicare per i lavoratori,  una categoria oggi in estinzione.

Secondo i più recenti dati Istat, di fine aprile 2010, in Italia è stato superato il record di disoccupazione già ottenuto otto anni fa. A marzo 2010 il tasso di disoccupazione è arrivato all'8,8% rispetto all'8,6% del mese precedente e le persone in cerca di occupazione sono 2 milioni 194 mila, + 12% rispetto a un anno fa.
Un dato da far tramare i polsi è quello relativo ai giovani, dove la disoccupazione è tripla rispetto alla media, con un tasso pari al 28,2% con una crescita di 4 punti percentuali rispetto a febbraio 2009.
"A soffrire la crisi - sottolineano i tecnici dell'Istituto di statistica - sono ancora in particolare i giovani". La disoccupazione nella fascia d'età 15-24 anni in Italia è più alta del 7,1% rispetto alla media europea (dove il tasso si é attestato al 20,6%).

La crisi economica mondiale ha portato ad una forte perdita di posti di lavoro; secondo l'Istat, in un solo anno (da marzo 2009 a marzo 2010) ne sono stati persi 367mila e a crescere è soprattutto il numero di donne disoccupate: il numero di donne che cercano lavoro, è aumentato, a marzo, del 4,8% su base mensile la componente femminile di persone in cerca di occupazione a marzo è aumentata del 4,8%, su base mensile, contro un incremento dello 0,9% per quella maschile.

Una situazione drammatica che investe in pieno l'Abruzzo dove, solo in questo anno, sono stati persi 25mila posti di lavoro.
Scendendo dal dato regionale a quello locale, a L'Aquila la situazione è tragica. Ci sono fabbriche in crisi e molte stanno chiudendo, 10mila le persone che non hanno ripreso l'attività lavorativa, come ha dichiarato il segretario Fiom dell'Aquila Alfredo Fegatelli, "oltre alla fase di assistenza sarebbe opportuno ridare il lavoro". Anche la cassa integrazione ha raggiunto un livello preoccupante, nell'intera provincia è aumentata del 736% rispetto all'anno precedente.

Un altro aspetto drammatico dell'Abruzzo è quello relativo ai lavoratori della sanità privata.
"Più di 1500 lavoratori di un complesso di cliniche private in Abruzzo, sono da oltre un anno senza stipendio, nonostante siano stati fatti scioperi e iniziative di ogni tipo": così, le parole di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. "Anche in situazioni come questa, continua Epigfani, non bisogna perdere la speranza: non so quando e come usciremo dalla crisi, ma la Cgil deve continuare a lottare per provare a dare un orizzonte a queste persone»

Spostandoci di nuovo in un'ottica più allargata, a livello europeo cosa accade? La disoccupazione è uno dei problemi principali, ma non è il solo.
85 milioni di persone - il 17% della popolazione - vivono sotto il livello di povertà. Il rischio di esclusione sociale è ancora più elevato per i giovani (20%) e per le persone oltre i 65 anni (19%).
A sorprendere è che anche l'8% dei lavoratori tocca la soglia della povertà, e ciò nonostante abbia uno stipendio, per il continuo diffondersi di lavori precari e stipendi bassi.
Per questo motivo, il Comitato dell'Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità del Parlamento Europeo sta discutendo un rapporto sul ruolo che potrebbe svolgere un salario minimo nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.

La proposta europea parla di un salario universale, uno stipendio minimo che dovrebbe garantire una quantità di denaro alle persone che non possono ottenerla senza aiuti, un reddito minimo a cui una persona dovrebbe aver diritto per poter vivere degnamente, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa. La proposta parla di un salario universale, applicabile a tutti i cittadini.

Un sogno, forse, per noi Italiani abituati, sempre più, a vederci negati tutti i diritti fondamentali.

Allora buona festa a chi combatte ogni giorno perché sia assicurato il rispetto del principio cardine della nostra repubblica che nella propria Costituzione (che speriamo resti tale) recita così al I° articolo: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." e all'art. 4 appronfondisce " La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."

(Barbara Bologna)


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