Approda
anche nel consiglio comunale di Chieti, in seguito all’ordine del giorno dei
consiglieri comunali Viani e Di Paolo, il caso del Centro oli che dovrebbe
nascere a Ortona. Dopo i dibattiti nelle aule consiliari di San Giovanni Teatino
e di Frisa oggi alle 9.30 il problema sarà trattato durante l’assemblea
convocata per questa mattina alle ore 9.30 dal presidente del consiglio
comunale Enrico Raimondi.
Tanti i punti all’ordine del giorno, ma
il problema più scottante da affrontare, sarà sicuramente quello dell’impianto
di primo trattamento a Ortona. Si procederà
poi con l’approvazione dei verbali della seduta del 3 giugno e con l’ascolto
delle interrogazioni del capogruppo di Alleanza nazionale Mario Colantonio e
del consigliere Umberto Di Primio. Continuano, intanto, timori, paure e
dissensi tra i cittadini ambientalisti e non, soprattutto in seguito alla diffusione
del documentario shoc, intitolato “Il ritorno di Attila”, realizzato dal
regista Antonello Tiracchia. Famoso documentarista, nato in Sardegna ma di origine
abruzzese, Tiracchia afferma di non essere un ambientalista ma un “tranquillo
consumatore” seriamente preoccupato ed indignato per la scarsa attenzione
politica e mediatica riservata all’insediamento petrolifero di Ortona. “ Il Centro oli è una raffineria, per la
idrodesulfurizzazione del petrolio, un’attività tra le più pericolose,
inquinanti e devastanti per il territorio e la salute dei suoi abitanti”,
afferma lo stesso regista nelle prime battute del suo documentario. E non è
affatto l’unico, tra gli addetti ai lavori a pensarla in questo modo. Andrea
Ledda, ricercatore dell’ università dell’Aquila, ha infatti dichiarato che si
tratta di un “progetto scellerato, partorito da qualche mente malata,
realizzato in un momento in cui si sta per abbandonare completamente la
produzione di oli”. Ma i dati più scioccanti
arrivano dalla testimonianza di Maria Rita D’Orsogna, docente di matematica nella
California States university, originaria di San Vito. “ Il Mario Negri sud usa testuali parole, “la tecnologia utilizzata per Ortona è obsoleta”. Il Centro oli di
Ortona produrrebbe un petrolio
cosiddetto amaro che contiene sostanze impure, tra cui lo zolfo. Il 3,2 per
cento è costituito da zolfi. E a Ortona dovrebbe realizzarsi la prima fase di
raffinazione della sostanza: la desulfurizzazione, che dopo vari procedimenti
immette nell’aria idrogeno solforato, sostanza pericolosissima, che nessuna
centralina, nessun controllo, nessun filtro, può impedirne il rilascio. Questa sostanza
di 25mila volte più dannosa dell’anidride carbonica, metterebbe a serio rischio
la vita di coloro che vivono intorno alle istallazioni, che sarebbero, in questo modo, più esposti a tumori, leucemie
e malformazioni fetali, lo conferma, Gianni Belcero, docente - ricercatore dell’università
D’Annunzio. Il fronte del No si mostra, dunque, molto popolato, e vede militare tra le sue
fila anche l’Arcivescovo di Lanciano – Ortona Carlo Ghidelli. L’arcivescovo,
originario di Cremona, in occasione dei festeggiamenti in suo onore, per i suoi
50 anni di sacerdozio, ha confidato ai fedeli
le sue preoccupazioni. Il suo pensiero si è rivolto ai giovani, senza
lavoro o vittime del lavoro e alla raffineria di Ortona. “Mi preoccupa la questione del Centro oli di Ortona”, ha
confessato Monsignore, pensando alle iniziative spontanee nate per bloccare l’arrivo
dell’impianto dell’ Eni. Ma Ghedini non annuncia solo parole, ma anche fatti e
dice: “ il primo settembre, che la Chiesa ha dedicato alla salvaguardia del
creato, come Conferenza episcopale Abruzzo-Molise stileremo un documento
ufficiale che spieghi la nostra posizione sul progetto”.
(ip)