Il Digital divide in Italia coinvolge cittadini e imprese

16 Dicembre 2016   09:34  

Vi è capitato mai di ascoltare alla TV o in radio, che i numeri sulla tecnologia in Italia sono sempre più deludenti? Viene anche raccontato che l'Italia è una sorta di "fanalino di coda" d'Europa in quanto a investimenti su infrastrutture e tecnologia? Bene, la storia non è molto diversa da come ci viene raccontata dai media, seppur una lieve differenza rispetto al passato comincia a notarsi. Potreste immaginare di vivere lontani dalla tecnologia anche solo per qualche ora? No! Eppure ci sono popolazioni in cui è proprio così. Fortunatamente l'Italia se la cava da questo punto di vista e, nonostante le grandi difficoltà, cerca di alzare la testa per migliorare il proprio status infrastrutturale e tecnologico, anche per non incorrere in sanzioni da parte dell'Europa.


Che cos'è il Digital Divide?
 


Il Digital Divide (o meglio "divario digitale") è quella differenza che c'è tra un eccesso di tecnologie e l'altro in un Paese. Da un lato ci sono Paesi Europei in cui la tecnologia, l'informazione e le infrastrutture atte al loro funzionamento sono ben diffuse, avanzate e costantemente in fase di sviluppo e ammodernamento. Dall'altro, invece, ci sono i Paesi che investono meno sulla tecnologia, restando sempre più indietro, scavandosi un divario incolmabile, vuoi per povertà dello Stato, vuoi per la poca richiesta dalle mansioni dei lavoratori, che prediligono sempre più la via della manualità all'automaticità.

Questo divario digitale viene reso appunto un "divario" grazie alla troppa presenza o troppa assenza, se non proprio totale di Computer, mezzi di comunicazione digitale, Internet e infrastrutture. In generale, possiamo dire che il digitale (computer, Internet e infrastrutture) non è un semplice mezzo per svagare la mente, passare il tempo o divertirsi, bensì rappresenta un vero e proprio mezzo utile a professionisti, aziende e istruzione.  Basti pensare adesso che componenti dei team di lavoro americani, (non solo per il settore informatica) lavorano comodamente seduti alla scrivania di casa, usufruendo di un lavoro praticamente a costo zero e beneficiando di ogni pregio che esso comporta in termini di tempo.  Le videoconferenze, quelle in grande stile, vedono spesso una moltitudine di partecipanti e il fatto di poter "hostare" così tanta gente in una sola videochiamata comporta requisiti infrastrutturali non indifferenti. Ma le videoconferenze sono soltanto un esempio, ci sono strumenti ancor più semplici per la condivisione di documenti come può essere il fax virtuale che, a differenza delle normali e-mail, assicura una sicurezza maggiore di privacy e valore legale, utile soprattutto quando si inviano documenti ufficiali. Tutto questo in molte aree italiane non è ancora possibile. Anche le scuole, le amministrazioni comunali e regionali e le imprese, beneficerebbero di tali tecnologie. Le scuole moderne potrebbero dotare in loco studenti di un tablet per ridurre il peso dello zaino carico di libri. Le amministrazioni potrebbero snellire molte pratiche in tempi ridotti ed eliminare così molta carta straccia inutile. Le aziende, invece, possono trarre beneficio dal territorio specie se questo è più avanzato digitalmente rispetto ad altri. 


L'Italia come si muove verso il progresso?


In Italia ci sono lievi segnali di crescita, specie negli ultimi vent'anni ma comunque rimaniamo nei bassifondi della classifica. Basti pensare che sino al 2015, circa il 28% della popolazione non aveva mai navigato in Internet quando invece la media europea si attesta intorno al 12%. Ciò vede l'Italia piazzarsi al penultimo posto della classifica dei Paesi europei più Internauti, seguita solo dalla Croazia. Anche se negli ultimi tempi sentiamo spesso parlare in TV o negli spot pubblicitari che le compagnie telefoniche più blasonate (Tim, Vodafone, Wind e Fastweb) stanno attuando dei progetti a medio-termine riguardanti l'installazione della fibra ottica, al posto del vecchio doppino telefonico in rame, e di antenne per la connessione 4G (di quarta generazione) quale ad esempio LTE. Soprattutto la Tim si sta impegnando molto in questo: i progetti FTTCab (Fiber to the Cabinet) e FTTHome (Fiber to the Home) permetterà alla fibra ottica di raggiungere con collegamenti diretti case e uffici ad una velocità di 100Mbps. Nonostante ciò l'Italia soffre anni di politica distratta e deficitaria sul tecnologico che ci ha portati a questi livelli. La velocità media di connessione in Italia è ancora sugli 8.73 Mbps, quando la media di tutti gli stati europei è 28.7Mbps.


Confronto con l'Europa


In Europa, la vera sorpresa è la Romania, che comanda la classifica di Paesi con la connessione ad Internet più veloce: ben 55.67Mbps, seguita da Olanda (46.88) e Svezia (45.59). Per questo l'Europa sta avviando progetti in più di 20 Paesi al fine di promuovere Internet nelle aree meno servite, questo progetto ha il nome di "Connecting Europe Broadband Fund". Tra i Paesi più tecnologici d'Europa troviamo Helsinky capitale della Finlandia che già dispone di aree WiFi aperte in ogni angolo della città e viene considerata la principale area europea per lo sviluppo tecnologico. Subito dopo abbiamo Monaco di Baviera (Germania) che, oltre a disporre del maggior numero di abitati con connessione ADSL (più del 65%), è la città più efficiente ed organizzata a livello politico grazie anche alla tecnologia.


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