Il Giornale: a L'Aquila la sinistra cerca i voti tra le macerie

L'articolo di Emanuela Fontana su voti e macerie

24 Marzo 2010   18:07  

Il GIORNALE di mercoledì 24 marzo 2010

E' di Emanuela Fontana l'articolo che vi proponiamo integralmente, tratto dalla testata Il Giornale. Un articolo che parla di elezioni, tirando in ballo la sinistra e le macerie della città.


Cercano voti tra le macerie. Invece di rimuoverle - di Emanuela Fontana


La sinistra sfrutta la tragedia dell'Aquila per fare campagna elettorale: accusa il governo di non aver spostato i detriti. Ma quando sono intervenuti i vigili del fuoco, i contestatori del "popolo delle carriole" hanno gridato: "Fermatevi"

- Cornicioni sbriciolati, polvere di mattoni, pietre frantumate. Una nuvola di macerie, mai rimosse, da undici mesi. Ancora lì, simbolo doloroso di qualcosa di non fatto, di un'inadempienza, una vergogna. Con lo sfondo di quest'immagine terribile è andata in scena la protesta delle carriole all'Aquila. Settimane di battaglie, condotte anche legittimamente da chi rivuole un centro pulito, una città senza lo sfregio dei suoi detriti mai rimossi. Una città normale. Battaglie condotte anche dalle autorità cittadine, sindaco Cialente e presidente della provincia Pezzopane in prima fila.

Domenica anche l'Aquila andrà al voto. Si rinnova il consiglio provinciale (Stefania Pezzopane si ripropone come candidata del centrosinistra). Ma da cinque giorni sta avvenendo un fatto nuovo: i vigili del fuoco hanno iniziato a rimuovere le macerie. È la risposta ai desideri degli aquilani. Qualcuno finalmente inizia a portare via i resti sparpagliati della città distrutta dal terremoto.

Ai pompieri arriva però una lettera sorprendente. Firmata: «il popolo delle carriole». I vigili del fuoco vengono invitati a fermarsi, sono accusati di «pulire piazza Palazzo di nascosto», di non fare «la raccolta differenziata» delle macerie. È paradossale, a prima vista. Mesi di guerra delle macerie, e ora che pietre e mattoni sono sollevati, si dice stop, fermatevi, pompieri: «In due giorni - scrive il popolo delle carriole - avete fatto quello che nessuno ha voluto fare in 11 mesi e noi avevamo cominciato a fare bene da tre settimane, ricostruendo un'unità di popolo». Vi siete prestati, scrivono gli «scarriolanti» a «strumentalizzazioni tanto da fare la corvée d'emergenza per il governo». I vigili del fuoco stanno lavorando per gli aquilani e sono messi in croce. C'è qualcosa di strano e insensato, in questa lettera. E allora val la pena scavare più a fondo dentro le macerie dell'Aquila.
Consultando tra i documenti post-terremoto della presidenza del Consiglio dei ministri si scopre che la rimozione dei «materiali derivanti dal crollo degli edifici pubblici, nonchè quelli provenienti dalla demolizione degli edifici danneggiati», spettava ai Comuni, non alla struttura commissariale. Non quindi alla Protezione civile, o al governo. È tutto scritto nell'ordinanza numero 3767 del 13 maggio 2009. Dieci mesi fa. Articolo uno, comma 6: «I Comuni procedono alla rimozione dei materiali di cui al comma due».

C'è un altro documento: una lettera datata 22 agosto 2009. La presidenza del Consiglio dei ministri invitava i Comuni a «provvedere celermente all'individuazione dei siti presso i quali realizzare gli impianti di deposito temporaneo e selezione». Alla provincia dell'Aquila era «demandato il ruolo generale di coordinamento e di supporto tecnico». Solo un decreto del primo febbraio di quest'anno delegava tutta la gestione delle macerie al commissario (il governatore Gianni Chiodi). La struttura centrale dello Stato ha preso quindi in mano il problema solo da poche settimane. Nessuno lo ha mai spiegato, e intanto la battaglia delle carriole andava avanti.
Il 3 marzo si è svolta la prima riunione operativa coordinata dal ministro Stefania Prestigiacomo, a cui erano presenti, oltre a Chiodi, il prefetto dell'Aquila Franco Gabrielli, Cialente e Pezzopane. Dal 18 marzo i vigili del fuoco hanno iniziato a liberare piazza Castello. Tre giorni dopo, la lettera indignata del popolo delle carriole. Ai pompieri si contesta anche di procedere senza «nessuna presenza della soprintendenza, nessuna differenziazione». La separazione del materiale di scarto dai pezzi di pregio, spiegano dal ministero dell'Ambiente, avviene in un apposito sito di stoccaggio, la cava «ex Teges»: questa procedura era stata stabilita proprio nella riunione al ministero, come risulta dal verbale firmato anche dalle autorità locali.
È una strana storia, questa delle macerie dell'Aquila. Tra quattro giorni si vota.

Se clicchi qui vai all'articolo sul sito del Giornale.

 

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Questo il testo integrale della lettera del popolo delle carriole ai vigili del fuoco

"Giovedì 21 febbraio avete cominciato a pulire Piazza Palazzo, di nascosto.  In due giorni avete fatto quello che nessuno ha voluto fare in 11 mesi e noi avevamo cominciato a fare bene da tre settimane,  ricostituendo una unità di popolo,  dimostrando che si può fare, dimostrando come si lavora, differenziando sul posto, come la legge prevede.

Voi non avete differenziato sul posto: i  funzionari della soprintendenza presenti in massa quel giorno servivano all’ammuina, a rassicurare, come Bertolaso prima della scossa. Non ci abbiamo creduto, volevamo controllare, siamo in attesa dei permessi.

Ieri, domenica, abbiamo visto la stessa modalità: di nascosto,  pala meccanica su macerie, non su rifiuti, a Piazza della Prefettura, nessuna presenza della soprintendenza, nessuna differenziazione.Perché tanta fretta, perché non differenziare, perché non avere rispetto per le cose (Legge 1570 del 27 dicembre 1941 “a tutelare la incolumità delle persone e la salvezza delle cose”): non è immondizia , sono macerie di un centro storico.

E’ per noi inspiegabile come il Corpo dei Vigili del Fuoco, che a L’Aquila ha meritato e merita riconoscenza perenne per le tante operazioni di salvamento della vita e delle cose, in situazione di pericolo reale, possa ora prestarsi a strumentalizzazioni tanto da fare la corvè d’emergenza per il governo, ma siamo in Italia, e non ci meravigliamo.

C’è stato  un ordine: bloccare la protesta degli scariolanti aquilani.
Non sappiamo da chi, dal Ministro, dal capo del Governo?

A noi non sembra che quello di oggi sia un intervento di pubblico soccorso come previsto  dal D.Lg. n. 139 dell’ 8 marzo 2006 che recita: sono compresi tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale:l'opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità; l'opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia nucleare e dall’uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche.

Non c’è “rimozione di macerie”,  non c’è alcuna urgenza, non siamo più in situazione di emergenza, checché ne pensi chi a Voi ha dato quell’ordine,  ed anche i vostri interventi devono svolgersi con trasparenza, nel rispetto assoluto della legge.

Chiariremo questo aspetto con il Commissario, che , a parole, peraltro sembra d’accordo.
Quello che state trattando non sono rifiuti, ma macerie, cose da tutelare.
Per favore, fermatevi un momento, parliamone!

In attesa di riscontro"
 
Il popolo delle Carriole

 


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