Il Tfr in busta paga riguarda 6milioni di lavoratori. 40 euro in più in busta

07 Ottobre 2014   07:43  

Mettere nelle buste paga il Tfr significa per i lavoratori un maggior reddito pari a circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%).

Se si decidesse di mantenere l'odierna agevolazione fiscale, l'ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso.

Questa la stima della fondazione studi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.

Secondo i loro calcoli, la proposta del Governo di anticipare il Tfr in busta paga dovrebbe riguardare esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni di lavoratori rispetto agli oltre 3 milioni del settore pubblico.

Per il settore privato ogni anno vengono erogate 315 miliardi di retribuzioni contro i 115 miliardi per quelle dei lavoratori pubblici, per un totale di circa 430 miliardi di retribuzioni l'anno.

Il Tfr maturato ogni anno e' circa 21 miliardi, 451 milioni di euro.

Sapendo che per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non e' possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, questa proposta riguarderebbe solo la meta' dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti.

Un altro fattore da considerare e' la riforma delle previdenza complementare, entrata in vigore dal 1° gennaio 2007, a cui ogni anno vengono destinati 6 miliardi del Tfr. Poi ci sono i 6 miliardi distribuiti annualmente al Fondo Tesoreria Inps e i restanti 10 miliardi che rimangono in azienda.

Di conseguenza, se la proposta normativa riguardera' solo le aziende fino a 49 dipendenti, il Tfr sarebbe circa la meta' di quello maturato complessivamente.

Il rapporto evidenzia inoltre che il Tfr, sia che venga corrisposto al termine del rapporto sia che venga in parte anticipato durante il rapporto, gode di un'agevolazione fiscale e previdenziale. La prima riguarda un regime di tassazione agevolata che va dal 23 al 25% della somma percepita; la seconda e' invece la totale esenzione, in quanto la somma del Tfr non alimenta il trattamento pensionistico dei lavoratori.

In passato, in caso di Tfr anticipato mensilmente in busta paga dai datori di lavoro, i giudici del lavoro avevano stabilito un cambiamento della natura della retribuzione, che diventava cosi' ordinaria e non speciale. Di conseguenza, le imprese sono tenute a pagare i contributi corrispettivi ed i lavoratori le imposte con un tasso ordinario e non piu' agevolato.

Per conservare, dunque, l'agevolazione fiscale e contributiva bisogna necessariamente prevedere un'adeguata copertura finanziaria. 

Secondo quanto e' emerso da un'indagine effettuata dalla Fondazione Studi sulle microimprese, gli imprenditori vorrebbero liquidare il Tfr per favorire il clima aziendale e al tempo stesso evitare di dover versare somme superiori al loro volume d'affari al termine del rapporto di lavoro del dipendente.

Ma e' necessario sottolineare che questa proposta non portera' ad un aumento delle retribuzioni.

Si tratta, infatti, solo di un sistema di autofinanziamento con cui i lavoratori si anticipano indennita' future, mettendo pero' a rischio gli equilibri pensionistici e indirizzando i futuri pensionati ad una misera esistenza.


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