Il caso di Federica Beniamino (Tofino) e delle sue cose buttate

Quanti ''strani casi'' nel cratere

24 Febbraio 2010   13:42  

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Federica Beniamino, già incontrata dalla troupe di abruzzo24ore.tv domenica in occasione della manifestazione le 1000 chiavi, il nostro giornalista Filippo Tronca si accorse subito che la sua storia poteva essere eclatante ed infatti è scoppiato il caso "Tofino" in città dopo i nostri articoli denuncia.

Ci domandiamo se si può trattare di un caso isolato o se sarà comune anche ad altri piccoli negozi del centro che dopo il danno del terremoto ricevono in dono il danno dell'indifferenza!

L'Aquila - La ragazza al nostro microfono aveva un negozio a Piazza Palazzo. Senza dirgli niente, senza nemmeno avvertirla, lo hannno svuotato e hanno gettato ciò che era dentro ed ancora recuperabile, tra le macerie di piazza Palazzo. Della serie, rievocando le parole di Guido Bertolaso: ''Nessuno sarà lasciato solo''. ...

 

Cari aquilani,
mi chiamo Federica Beniamino ed ho un'attività commerciale di abbigliamento che, prima del terremoto, aveva sede nella storica Via Marrelli.
Con questa lettera vorrei rendervi partecipe della mia storia onde evitare che situazioni simili si ripetano e vOlTei esortare chi, come me, ha vissuto la stessa vicenda, a non far passare atteggiamenti di questo genere inosservati.
Domenica 21 febbraio mattina, come tanti altri aquilani, mi sono recata in centro storico per appendere le chiavi alle transenne che ci impedivano di oltrepassare il limite dei Quattro Cantoni.
Dopo che tutti i presenti sono riusciti a passare le barriere entrando così nella zona rossa, la mia nostalgia mi ha spinto ad andare davanti a quello che era il mio negozio.
Beh, la mia reazione a ciò che mi si palesava davanti è stata a dir poco scioccante!

Avevo lasciato il mio negozio in uno stato - post sisma, ovviamente - e lo ritrovo completamente sventrato, svuotato, senza porte, senza saracinesca.
Ma come è possibile una cosa del genere? - mi sono chiesta - dopo le ripetute richieste fatte per capire come recuperare i miei averi, mi è stato sempre risposto che non appena i lavori di messa in sicurezza dell'edificio fossero iniziati mi avrebbero avvertito. Ma nulla. Mai nessuna telefonata ricevuta, nessuna telefonata infolTllativa...niente, solo silenzio.
Ripresami dall 'inevitabile shock ho cominciato a riflettere. Volevo sapere, giustamente, che fine avessero tutte le mie cose. Non tanto per il loro valore economico (pur se alto), quanto per ciò che esse rappresentavano per me. Così, mi sono recata al comando dei Vigili del Fuoco sperando potessero dalTlli qualche notizia in merito all'accaduto. Ingenuamente, e con tanta speranza anche, credevo che la ditta che si era occupata dei lavori, pur non avvertendomi, avesse comunque avuto l'accortezza di recuperare ciò che si trovava all'interno. Dopo aver spiegato ai Vigili la situazione, sono tornata in centro, questa volta accompagnata da loro e da un ingegnere. Anche loro sbigottiti dal mio racconto e di fronte a ciò che del mio piccolo sogno è rimasto, mi hanno detto che le mie cose potevano essere recuperate, se soltanto ci fossero state! Ma sapete dove ho ritrovato (io!) pochissimi miei oggetti? Nel cumulo di macerie e ferraglie ammucchiate a Piazza Palazzo!
Il mio stato d'animo di fronte a questa situazione è di sconcertamento totale. Dopo mesi passati a chiedere informazioni sulla possibilità di recuperare oggetti per me importanti, non solo scopro che era possibile farlo - magari non tutto, ma questo non lo saprò mai visto che ero all'oscuro di quello
che stava accadendo - ma scopro che le mie cose sono state letteralmente gettate.
Capite bene, che dopo un affronto del genere, non potevo restare con le mani in mano e far si che la superficialità degli addetti ai lavori passasse impunita. Così, come mi è stato suggerito anche in Questura, ho deciso di rivolgermi ad un legale tramite il quale abbiamo già fatto un esposto alla
procura in modo da poter capire come effettivamente si sono svolti i fatti. Ma, in tutta franchezza, non è che abbia molti dubbi in merito visto come si è svolta la chiacchierata telefonica intrattenuta con un ingegnere della ditta appaltatrice il quale mi ha detto di aver preso il mio numero di telefono
- ma io non ho ricevuto nessuna chiamanta - concludendo la telefonata dicendomi: "Se ha così tanta voglia di recuperare le sue cose, basta che scava sotto le macerie!" Oltre il danno anche la beffa, insomma! Ma vi rendete conto?
In conclusione, il punto focale di tutta questa assurda faccenda è che non siamo più proprietari di nulla, spogliati anche della speranza di recuperare quel poco che apparteneva alle nostre vite prima di quella fatidica notte del 6 aprile.
Spero vivamente che nessuno più sopporti queste angherie ingiustificate e chi, come me, le sta vivendo non chiuda gli occhi facendo finta di nulla, perché sarebbe complice accondiscendente di situazioni che hanno davvero il sapore dell' assurdo.
Vi ringrazio per la vostra attenzione,
Federica Beniamino, cittadino sconcertato!


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