Il piccolo film di Bellocchio sfida gli "Amici miei" di Neri Parenti

Davide contro Golia

21 Marzo 2011   07:52  

Questo week-end cinematografico, quasi tutto italiano in occasione dei 150 anni della nostra Unità, ha presentato un anomalo terzetto, formato da due blockbuster e un film piccolo piccolo, ma d'autore. Così, accanto a "Nessuno mi può giudicare", con Raul Bova e Paola Cortellesi, e "Amici miei - Come tutto ebbe inizio" firmato Neri Parenti, arriva anche "Sorelle Mai", una pellicola che sembra un documentario (ma guai a definirla tale) che segna il ritorno di Marco Bellocchio dopo i fasti di "Vincere".

Questo lungometraggio è stato ispirato dall'esperienza che il regista ha fatto durante il corso di 'Fare cinema', nella natìa Bobbio, in qualità di direttore. La città che fece da sfondo a "I pugni in tasca", torna come scenario ideale per le vicende della famiglia Mai, composta da due anziane signore, il giovane Giorgio, la piccola Elena e sua madre, Sara.

Chiaro il riferimento alla famiglia di Bellocchio, che parla così della sua ultima fatica: ""Il cognome della famiglia nel film, Mai, è di fantasia; ma allude anche a quella trappola che per le due sorelle è stata la famiglia, senza avere avuto la possibilità di una vita autonoma. Sono rimaste sempre in casa, come certe signorine dell'Ottocento. Io che sono più giovane non ho responsabilità oggettive di questa loro prigionia, ma sento ugualmente una certa tristezza. E tanto affetto.". Il cineasta ha, poi, concluso: ""Fare un film per il piacere di farlo, che non abbia come scopo il botteghino, oggi è quasi impossibile. prima di ritirarmi spero di poter fare ancora bei film.".

Lo speriamo tutti, per il bene del nostro cinema.

Francesco Balzano


Galleria Immagini

Il regista Marco Bellocchio
Marco Bellocchio sul set insieme a Donatella Finocchiaro
Una scena di "Sorelle Mai"
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