Imu, arriva la stangata di natale. Ecco quanto pagheranno gli abruzzesi

30 Novembre 2012   16:52  

Complessivamente, l’IMU sulla prima casa costerà, in media, 278 euro a famiglia con punte di 639 euro a Roma; di 427 euro a Milano; 414 euro a Rimini; 409 euro a Bologna; 323 euro a Torino.

Per le seconde case, l’IMU peserà mediamente 745 euro, con punte di 1.885 euro a Roma; di 1.793 euro a Milano; di 1.747 euro a Bologna; di 1.526 euro a Firenze.

Con il saldo di dicembre, le famiglie italiane dovranno pagare mediamente 136 euro per la prima casa, con punte di 470 euro a Roma; mentre per una seconda casa il saldo peserà mediamente 372 euro con punte di 1.200 euro nelle grandi città.

E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della UIL Servizio Politiche Territoriali, sulle delibere del totale dei Comuni (8.092), pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia dal 10 al 28 Novembre 2012.

Per quanto riguarda l'Abruzzo questi i dati medi forniti relativamente alle quattro città capoluogo

L'Aquila 

Imu prima casa: 46 euro (3,7%)

Imu seconda casa: 647 euro (10,6%)

Pescara

Imu prima casa: 135 euro (4%) 

Imu seconda casa: 942 euro (10,6%)

Teramo

Imu prima casa: 70 euro (4,6%)

Imu seconda casa: 690 euro (9,6%)

Chieti 

Imu prima casa:134 euro (4%)

Imu seconda casa: 784 euro (10,6%)

 

Da questa analisi -  spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL -  emerge che sono 6.169 i Comuni che hanno pubblicato le delibere dell’IMU sul sito del Ministero dell’Economia e, pertanto, il nostro studio non si basa su proiezioni ma su dati reali e,cioè,  su un campione che rappresenta il 76,2% del totale dei Comuni italiani.

Il 31,2% del campione(1.924 municipi) ha aumentato le aliquote per la prima casa, tra cui 41 Cittàcapoluogo di provincia; il 62,2%(3.826 Comuni), ha confermato l’aliquota base del 4 per mille; soltanto il6,8% (419 comuni) l’hanno diminuita e, tra questi, 8 Città capoluogo di Provincia.

Il 62,6% del campione (3.863 comuni) ha aumentato l’aliquota per la seconda casa, tra questi 98 sono Comuni capoluogo di provincia; il 36% (2.221 comuni) ha deciso, invece, di confermare l’aliquota di base del 7,6 per mille; soltanto l’1,4%  (85 Comuni, per lo più concentrati nel Sud) ha deciso di diminuirla.

Il combinato disposto di tali decisioni da parte dei Comuni, continua Loy, porta l’’aliquota media nazionale sulla prima casa al 4,36 per mille, in aumento del 5,6% rispetto all’aliquota base decisa dal Governo Monti; mentre per le seconde case l’aliquota media è dell’8,78 per mille in aumento del 15,5% rispetto all’aliquota base.

In totale, secondo una nostra simulazione, con le aliquote deliberate dai Comuni e le relative detrazioni, il gettito complessivo, tra prima casa e altri immobili, ammonterebbe a fine anno a 23,2 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casae19,4 miliardi di euro per le seconde case.

Di questi, 14,8 miliardi di euro saranno incassati dai Comuni, mentre lo Stato incasserà 8,4 miliardi di euro.

Sarà, dunque, un Natale amaro, commenta Guglielmo Loy, per lavoratori dipendenti e pensionati, in quanto dovranno far fronte alla rata di saldo dell’IMU con le tredicesime.

Infatti, con il saldo a Dicembre, le famiglie italiane dovranno versare ai Comuni e allo Stato, ancora 13,6 miliardi di euro, che si aggiungono ai 9,6 miliardi di euro già pagati con l’acconto di Giugno.

E purtroppo l’IMU è solo la punta dell’iceberg  tra le voci di erosione nelle buste paga, già alleggerite da tutti gli aumenti delle Addizionali Regionali e Comunali IRPEF e dalla Tassa/Tariffa sui rifiuti.

Tornando al tema dell’IMU, prosegue Loy, si sta ormai consolidando il dato degli aumenti generalizzati delle aliquote, che il più delle volte riguardano le seconde abitazioni, ma che in moltissimi Comuni, circa un terzo, non risparmiano la prima casa.

La UIL è favorevole affinchè il gettito dell’IMU sia riportato in seno ai Comuni, a patto però, che a fronte degli onori, i Sindaci si prendano anche gli oneri di applicare le imposte locali in modo più equo.

Per questo è fondamentale ripensare l’intera politica economica e fiscale del Paese per rimettereal centro la questione di una diversa ripartizione del carico fiscale, permettendo alle famiglie con un reddito fisso di “riavere” parte di ciò che gli è stato tolto e rimettendo in moto quei consumi che sono una parte importante della nostra economia...

 

 

 

 

 


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