In Abruzzo le Province non si accordano!

19 Settembre 2012   23:41  

“L’Abruzzo non è riuscito purtroppo a fare sintesi dinanzi al Piano di riordino delle Province imposto dalla legge sulla Spending Review, e oggi sul Tavolo del Comitato per le Autonomie Locali c’è una miriade di proposte tutte tese comunque a salvaguardare l’autonomia di questo o quel territorio, anziché a unire cercando di individuare in modo razionale le cosiddette ‘aree omogenee’. Ormai è evidente che già venerdì prossimo, 21 settembre, nel corso della nuova riunione del Cal potremmo andare verso la chiusura della fase di ascolto e l’assunzione della decisione definitiva: Pescara continuerà a difendere la propria proposta, ossia la riduzione delle Province abruzzesi da 4 a 2, con L’Aquila per la zona montana, e Teramo-Pescara-Chieti per la fascia costiera, una proposta che certamente non mira a conservare l’orticello autonomo di Pescara, ma piuttosto a ipotizzare una razionalizzazione del territorio che, da un lato garantisca il taglio dei costi chiesto dai cittadini, e dall’altro tuteli il futuro economico della nostra stessa regione”. Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia di ritorno dal vertice del Cal che si è svolto stamane a L’Aquila.

“Come richiesto – ha detto il sindaco Albore Mascia – oggi sono stati ascoltati i Comuni che contano una popolazione superiore ai 10mila abitanti e, come purtroppo nessuno auspicava, sono emerse decine di anime istituzionali, ciascuna con una propria linea personale sul Piano di riordino delle Province, opinioni e proposte quasi tutte tese a tutelare l’autonomia delle singole Province attualmente esistenti: alcuni Comuni del teramano hanno chiesto di accorpare Pescara con Chieti, e garantire l’indipendenza di L’Aquila e Teramo; alcuni Comuni chietini, di contro, hanno chiesto di accorpare Pescara con Teramo, difendendo l’indipendenza di L’Aquila e Chieti. A questo punto Pescara è l’unica a non aver fatto demagogia, mettendo da parte ogni possibile campanilismo, e ad aver avanzato una proposta lungimirante, concreta, razionale e soprattutto in linea con la Spending Review che impone la conservazione di sole due Province e non 3 né 4. Quello che forse non è stato ben chiarito è che, fatta la legge, non ci si deve ingegnare per trovare un modo per aggirarla, ma che quella legge va rispettata, trovando ovviamente il modo migliore per tutelare tutti i territori che comunque saranno interessati da una riorganizzazione rivoluzionaria, per evitare una decisione esterna all’Abruzzo che cadrebbe come un macigno sulla regione. Purtroppo sino a oggi l’Abruzzo non ha avuto la capacità di fare sintesi, come invece sarebbe stato consono e opportuno, e ovviamente Pescara continuerà a difendere la propria ipotesi di accorpamento e di costituzione della Provincia Appennino-Adriatica con la fusione di Pescara con Chieti e Teramo, una proposta che ha una ratio ben precisa, ovvero mira all’accorpamento per aree omogenee dei nostri territori, da una parte la fascia montana, dall’altra quella costiera, creando un unico grande territorio che avrà un ruolo di polo d’attrazione per il traffico merci e quello turistico, dotato di ogni genere di infrastruttura, soprattutto un territorio forte dal punto di vista economico potendo contare sulla presenza di qualunque genere di attività imprenditoriale. E soprattutto tale soluzione andrebbe a scongiurare il pericolo di un esodo di massa di decine di piccoli comuni del teramano verso le Marche, paradossalmente più vicine dal punto di vista puramente chilometrico rispetto a L’Aquila stessa. La fusione proposta da Pescara, dunque, darebbe concretamente forza alla costituzione di un unico grande motore d’Abruzzo, capace di portare economie anche a L’Aquila stessa, oltre a rispettare la ratio del provvedimento nazionale stesso. A questo punto, ascoltate Istituzioni e parti sociali, il presidente del Cal Del Corvo sembrerebbe orientato a chiudere il dibattito già nella riunione di venerdì prossimo, 21 settembre, giungendo a votare quella proposta che poi verrà formalizzata al Governo entro il prossimo 2 ottobre. E purtroppo la pluralità di proposte, alcune estremamente diverse l’una dall’altra, ci lascia supporre e temere anche una frammentazione di voti per cui probabilmente la proposta prevalente potrebbe essere alla fine votata anche con un solo voto a favore in più a discapito delle altre ipotesi”.

 

 


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