In difesa dei poli di eccellenza della sanità pubblica teramana

Lettera aperta di un medico di Medicina Generale

09 Gennaio 2012   11:44  

Ill.mo Direttore Generale della ASL di Teramo, leggendo alcuni articoli che hanno messo in cattiva luce, per l'ennesima volta, la sanità teramana ed in riferimento alle tristi vicende che stanno coinvolgendo il reparto di urologia, ho sentito l'obbligo morale di intervenire riportando una recente esperienza personale a testimonianza di quello che veramente percepiscono pazienti e familiari che loro malgrado hanno necessità di ricorrere alle cure di questo reparto.

Sono un medico di medicina generale che lavora sul territorio da 11 anni. Da tempo mi rimprovero il fatto di non frequentare abbastanza l'Ospedale di Teramo per relazionarmi personalmente con i colleghi al fine di discutere insieme a loro dei casi clinici più seri riguardanti i miei assistiti. Questo mio limite deriva dal fatto che la mia attività professionale mi rende difficile il distacco dal territorio durante le ore lavorative.

E così per consultarmi con i colleghi ospedalieri devo necessariamente ricorrere al telefono. In questo modo conosco la maggior parte dei medici ospedalieri ma il mio volto è piuttosto sconosciuto a loro. Recentemente ho avuto necessità di ricorrere alle cure del reparto urologico dell'ospedale per un serio problema che ha colpito un mio familiare.

Mi sono relazionato principalmente con due colleghi di reparto che conoscevo da anni. Per tutti gli altri colleghi che non mi conoscevano somaticamente, come pure per il personale infermieristico e per gli ausiliari, ho cercato di essere un parente qualsiasi di un paziente qualsiasi, evitando per quanto mi è stato possibile di ostentare la mia qualifica.

Con discrezione ho osservato l'andamento dell'attività di reparto, la pulizia dei locali, la disponibilità del personale con TUTTI i pazienti e i loro parenti ed ovviamente la competenza professionale e la naturale disponibilità dei colleghi nei confronti di tutti gli assistiti ricoverati.

Ebbene, Le assicuro che come familiare comune di un comune paziente che però è dotato di nozioni tecniche sufficienti a discernere l’operato professionale di colleghi, essendo io un medico a cui viene affidata la gestione delle problematiche del pre e del post ricovero dei propri assistiti, la valutazione complessiva della gestione di questo reparto è a dir poco straordinaria, degna di un autentico polo di eccellenza.

Il fenomeno della mobilità passiva nella ASL esiste, e questo è vero, ma per ridurla credo che gli amministratori della sanità pubblica debbano tener conto del grado di soddisfazione complessiva che gli assistiti percepiscono, premiare e potenziare le eccellenze abbattendo le liste di attesa, evitare di cercare capri espiatori tra gli operai della medicina (i medici di medicina generale, ad esempio), ma soprattutto promuovere le interazioni tra le figure professionali dell'Ospedale e del territorio rendendo più accettabile il lavoro di entrambe le figure.

Il 7 dicembre dell'anno appena passato, alle otto di mattina, mia madre su un lettino di ospedale attraversava il corridoio del reparto di Urologia per raggiungere la sala operatoria per essere sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico. Il corridoio era stato appena addobbato con una decorazione natalizia semplice ma elegante.

Quel lettino nella nostra immaginazione si trasformò nella slitta di Babbo Natale e mia madre affrontò con maggiore serenità quegli ultimi metri che la separavano dal tavolo operatorio. Lei non lo dimenticherà mai. Io non lo dimenticherò mai. Quando deciderà come ridistribuire le esigue risorse, tenga conto anche di questo, Sig. Direttore Generale.

Dott. Alfredo Nibid


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